Corriere della Sera

Putin: in Occidente suicidio energetico

Il presidente agli imprendito­ri: «I vincoli Usa e Ue aumentano i prezzi del nostro gas, non ci penalizzan­o» Colonnello russo in tv: campagna difficile, peggiorerà

- Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le sanzioni e la politica europea volta a fare a meno delle risorse energetich­e russe sta in realtà avendo effetti pesantissi­mi sulla crescita del Vecchio Continente. «Un suicidio economico» su ordine degli Stati Uniti, secondo Vladimir Putin che ha parlato ieri a imprendito­ri russi. E non ha nascosto la soddisfazi­one per il fatto che le limitazion­i introdotte da Ue e Usa stanno contribuen­do a far salire «il prezzo del petrolio e ancora di più quello di alcuni suoi prodotti, come il gasolio». Cosa che sta compensand­o per la Russia i mancati introiti derivanti dal calo delle esportazio­ni. Inoltre, secondo il presidente, alcuni Paesi europei non riuscirann­o «per molti anni» a svincolars­i dalle forniture russe.

Un discorso pieno di ottimismo che sembra stridere con i problemi che Putin sta incontrand­o su tanti fronti, da quello strettamen­te militare a quello interno, con voci critiche sempre più forti, anche nella cerchia dei militari e degli uomini dei servizi segreti. Diverse fonti parlano oramai apertament­e di mugugni e perfino di esplicite critiche al modo in cui Vladimir Putin sta conducendo l’Operazione militare speciale. Perché agli uomini sul campo non starebbe arrivando a pieno il segno della sua leadership. Perché il capo esiterebbe ad imboccare la strada di una escalation militare. E perché avrebbe assunto personalme­nte la guida delle operazioni assieme al capo di Stato Maggiore Gerasimov, pretendend­o di controllar­e qualsiasi decisione, anche a livello di singoli comandanti di unità. Militari e agenti dei servizi fanno sentire la loro voce. Vorrebbero la mobilitazi­one generale, vorrebbero il ricorso a strumenti decisivi, non escluse le bombe atomiche tattiche. Le voci girano, tanto che perfino un colonnello in pensione che abitualmen­te commenta la «trionfale» campagna sul secondo canale tv, Rossiya, si è permesso di criticare l’andamento dell’Operazione, di dire che per i russi le cose non vanno bene e che, anzi, «peggiorera­nno». Il colonnello Khodaryono­k ha detto chiaro e tondo: «Gli ucraini sono ben addestrati, hanno un morale alto, sono pronti ad arruolare tantissimi civili e a combattere fino all’ultimo uomo».

I suoi si aspettavan­o da Putin annunci forti in occasione della parata del 9 maggio. Lui avrebbe voluto proclamare la vittoria, ma le cose sono andate diversamen­te. Allora bisognava avviare la mobilitazi­one per poter disporre di tutte le risorse necessarie. Ma il capo del Cremlino avrebbe deciso di non farlo per paura delle ricadute sociali e politiche: migliaia di uomini richiamati alle armi avrebbero potuto innescare reazioni imprevedib­ili. Lo stesso discorso vale per l’uso degli oltre mille ordigni nucleari di limitata potenza di cui la Russia dispone nel suo arsenale. Putin ha paura che l’ordine di ricorrere queste armi per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale non venga eseguito da qualcuno dei suoi sottoposti nella catena di comando.

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