Corriere della Sera

L’immigrato cinese che odiava Taiwan Il killer e i timori Usa

Chi è David Chou, che ha sparato in chiesa in California

- Guido Olimpio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’odio verso Taiwan, i problemi personali, un carattere difficile. E la volontà di usare delle armi: c’è questo — e forse altro — nell’attacco avvenuto domenica nella chiesa di Laguna Woods, in California. Gesto costato la vita ad un medico.

Al centro c’è David Chou, un cittadino dalla vita movimentat­a. Nato in Cina 69 anni fa, si è trasferito a Taiwan, quindi è emigrato in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Come altri si è spostato in diversi Stati per poi stabilirsi a Las Vegas, Nevada, dove ha lavorato come guardia privata. Gli ex vicini di casa ne danno una descrizion­e doppia: un tipo in apparenza gentile diventato sempre più scontroso, pronto a litigare per il parcheggio e questioni minime. Esistenza agitata dai guai in famiglia. La moglie, malata di cancro, lo ha lasciato per tornarsene a Taiwan e lui è stato sfrattato, riducendos­i — secondo alcuni — a dormire sull’auto o in alloggi di fortuna. Poche le notizie al momento sui rapporti con il figlio, dottore in Texas.

Insieme a questi aspetti ne sono emersi poi altri, inusuali. Ma solo dopo che Mister Chou ha attuato il suo piano criminale. Domenica l’uomo ha raggiunto la cittadina di Laguna Woods e si è presentato ad una cerimonia in onore di un religioso d’origine taiwanese. È entrato nel tempio a metà mattina e si è fatto notare per un bisticcio che non gli ha impedito di restare. Pare che lo abbiamo scambiato per uno della sicurezza. Chou ha atteso paziente che i presenti si sedessero per il pranzo ed ha aperto il fuoco.

Uno sparo in aria seguito da quelli contro le persone. I suoi tiri hanno ferito cinque persone e ucciso un medico che aveva cercato di disarmarlo. L’omicida non è riuscito a fare altri danni per la reazione dei fedeli, lo hanno centrato con una sedia e poi legato con una corda.

La polizia è arrivata in forze ed ha scoperto che l’aggressore aveva studiato un’operazione più ambiziosa: aveva progettato di bloccare le porte usando catenacci e colla potente, inoltre si era portato dietro delle bottiglie Molotov. Nella sua vettura le indicazion­i sul possibile movente: l’avversione verso i taiwanesi. Un risentimen­to — ha spiegato Chou — legato a come sarebbe stato trattato (male) durante il suo periodo sull’isola e dalla convinzion­e che nella disputa Taiwan-Cina le ragioni siano dalla parte di Pechino.

La storia è chiusa in una cornice allarmante. Intanto la motivazion­e: la crisi asiatica che innesca la sparatoria all’interno dei confini americani. Una nuova — presunta — «causa» di tensione in una grande comunità orientale. Possibile che l’omicida abbia mescolato il risentimen­to politico alla rabbia per le sue traversie familiari, sentiero piuttosto frequente in questi episodi di violenza americani. Saranno gli inquirenti a cercare le risposte, è sempre opportuno dare tempo alle indagini poiché non di rado il quadro iniziale cambia.

Infine l’elemento temporale. Tutto è avvenuto all’indomani della strage di Buffalo, compiuta da un suprematis­ta bianco di 18 anni. Anche lui animato dall’odio, un giovane che ha dedicato mesi alla progettazi­one del massacro preparando armi, studiando tattiche, travestend­osi da «barbone» per spiare il futuro obiettivo, il supermarke­t dove ha freddato 10 innocenti. Un ciclo senza fine.

A Dallas hanno annunciato l’arresto di un individuo che ha preso di mira negozi gestiti da coreani.

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Una donna sistema i fiori vicino al ritratto della vittima della sparatoria in una chiesa di Laguna Woods. L’uomo ha cercato di disarmare l’assalitore. Soltanto dopo gli altri fedeli sono riusciti a bloccarlo
La vittima Una donna sistema i fiori vicino al ritratto della vittima della sparatoria in una chiesa di Laguna Woods. L’uomo ha cercato di disarmare l’assalitore. Soltanto dopo gli altri fedeli sono riusciti a bloccarlo
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(Ap)

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