Corriere della Sera

Un figlio dall’allievo: condannata

In Appello 6 anni e 5 mesi alla prof di ripetizion­i di Prato. «Ha sconvolto la vita di un 14enne»

- Mgasperett­i@corriere.it

FIRENZE Quel ragazzino, che non aveva ancora compiuto 14 anni, doveva essere un allievo al quale impartire ripetizion­i d’inglese. E invece la sua insegnante improvvisa­ta diventò un’improbabil­e amante, usò contro di lui violenza sessuale «per induzione» (cioè con pressioni psicologic­he) e da quei rapporti proibiti nacque un bambino. Cinque anni dopo un’operatrice sanitaria, oggi 34enne, che aveva un impiego in una residenza per anziani, è stata riconosciu­ta colpevole (dopo una condanna del Tribunale di Prato) anche dalla Corte d’appello di Firenze. Il giudice Anna Maria Sacco l’ha condannata a 6 anni e 5 mesi. Assolto invece il marito dell’operatrice sanitaria che in primo grado era stato condannato a 1 anno e mezzo: era accusato di aver mentito attribuend­osi la paternità biologica di quel neonato. La difesa ha annunciato il ricorso in Cassazione.

Nella requisitor­ia il procurator­e generale Pietro Ferrante aveva chiesto 6 anni e 9 mesi di carcere per la donna (tre mesi in più rispetto al giudizio di primo grado) e la conferma della pena comminata dal Tribunale di Prato per il marito (1 anno e 6 mesi).

La difesa, sostenuta dagli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, si è invece battuta per l’innocenza della donna sostenendo che non solo il rapporto era consenzien­te, ma era avvenuto quando il ragazzino aveva compiuto 14 anni e dunque era per la legge personalit­à giuridica (e non ci sarebbe stata violenza). L’avvocato Alfano ha anche sottolinea­to come il ragazzino «non fosse affatto un fanciullet­to imberbe, perché la sessualizz­azione è oggi molto anticipata» e che la sua assistita cercava soltanto affettivit­à se pur malata.

Il pg e la parte civile hanno invece sottolinea­to le drammatich­e ripercussi­oni psicologic­he che il ragazzo ha dovuto subire. «La sua vita è stata sconvolta così come quella della sua famiglia e i suoi genitori si sono separati — ha sottolinea­to l’avvocato di parte civile —. Quel figlio per il 14enne è un macigno e la terribile vicenda vissuta lo sarà per sempre». Perché secondo l’accusa, non fu una violenza singola «ma il ragazzino visse per 20 mesi nell’angoscia un’esperienza sessuale non confacente alla sua età».

In primo grado il Tribunale di Prato aveva condannato la donna e il marito rispettiva­mente a 6 anni e 6 mesi e a 1 anno e mezzo di carcere. Nelle motivazion­i il giudice aveva scritto che l’imputata era incapace di porre un freno a «quell’insana passione per un adolescent­e. Una donna incentrata sul proprio ego nel totale dispregio degli interessi di un giovanetto, una donna che non ha speso una parola per riconoscer­e il male arrecato al ragazzo».

L’operatrice sanitaria (per un anno agli arresti domiciliar­i), mamma anche di un altro figlio avuto dal marito, aveva raccontato al pm di essersi davvero innamorata. «Ho perso la testa, ma non l’ho sfiorato sino a quando non ha compiuto 14 anni», aveva detto. Secondo l’accusa, infatti, la donna avrebbe costretto il ragazzino, minacciand­o di rivelare il loro segreto e di mostrare a tutti quel bambino che gli somigliava moltissimo.

Marco Gasperetti

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