Corriere della Sera

Nel Ghana apripista per le vaccinazio­ni frenano i richiami «Portiamo le dosi casa per casa»

La campagna Covax anche nei negozi

- Dalla nostra inviata ad Accra Alessandra Muglia

«Il Covid non c’è più, perché dovrei vaccinarmi?». David Mastuy se ne sta appoggiato alla staccionat­a di una bottega di fotocopie affacciata su un viale polveroso di Accra. «Ho fatto la prima dose l’anno scorso, non mi va di fare la seconda, il virus non mi fa più paura» dice con gli auricolari al collo e in braccio il figlio Joel, 3 anni. Anche nella capitale del Ghana, dove il tasso di immunizzaz­ione è più del doppio rispetto alle aree rurali, la maggior parte non ha ancora fatto il richiamo. E molti di loro non sentono più l’esigenza di farlo. Un paradosso: proprio ora che le dosi sono disponibil­i, ben stoccate al freddo, si fa fatica a somministr­arle, e a trasformar­e i vaccini in vaccinazio­ni.

Ci provano i vaccinator­i ambulanti che, borsa frigo in mano e zainetto con le siringhe in spalla, vanno di porta in porta a convincere gli scettici, «così saremo più protetti all’arrivo della prossima ondata e scongiurer­emo l’emergere di varianti più pericolose», insistono. Doretta Konney, 29 anni, è una di loro. «Per persuaderl­i, portiamo il caso della Cina con i contagi di nuovo in aumento», racconta. Ma non è facile pensare alle minacce future in un Paese dove la vita di gran parte della gente resta scandita dalle emergenze del presente.

Ancora nessuna eco qui dell’allarme per l’impennata delle infezioni in Sudafrica. Città del Capo in allerta pare lontana anni luce dalla rilassata Accra, dove si sono quasi dimenticat­i di mascherine e green pass. La città che ospita

il quartier generale del neonato mercato unico africano è la capitale del Paese-faro di stabilità politica della regione. Un apripista per tanti aspetti, ieri e oggi: il primo nel Continente a ottenere l’indipenden­za, nel 1957, e il primo al mondo a ricevere i vaccini anti Covid nell’ambito di Covax, l’iniziativa per favorire l’accesso alle fiale nel Sud del mondo lanciata da Gavi, con Oms e Cepi.

La prima campagna qui è partita poco più di un anno fa, a marzo. Molto lentamente, anche per la scarsità di fiale: a gennaio meno della metà dei 23 milioni di vaccinabil­i aveva ricevuto almeno una dose e solo il 13% aveva completato il ciclo. Una percentual­e quasi raddoppiat­a negli ultimi tre mesi. Al centro vaccinale di

Ablekuma South, una delle 31 aree di Accra, ci sono soltanto due persone con il braccio pronto. «Ormai non viene più quasi nessuno qui, la stragrande maggioranz­a delle 2.964 dosi in media al giorno è stata somministr­ata a domicilio», spiega un operatore.

Da febbraio 30 squadre di vaccinator­i vanno in giro per sensibiliz­zare e fare iniezioni a domicilio. In una bottega di pesce congelato nell’Accra Metro District, Abraham Quaye alla fine si è deciso: «Ho sempre temuto che il vaccino potesse farmi male, poi in queste settimane di campagna molti amici l’hanno fatto e mi sono convinto», dice. Nel distretto, il 75% dei vaccinabil­i ha fatto la prima dose, il 55% la seconda, la terza è una vera sfida.

Nelle zone rurali le cose si complicano ulteriorme­nte. Nel centro guidato dal dottor Augustine Ankuvie, nel distretto di Okere, sono fermi al 25% di persone con due dosi. Le emergenze qui come in gran parte del Paese sono altre: il 50% dei casi trattati sono di malaria, poi diarrea e pressione alta ma zero Covid.

Anche nelle aree più remote le dosi ora ci sono: spesso arrivano dal cielo. Nel senso che vengono lanciate dai droni. Ogni giorno ne partono 600 dai sei centri del Paese per rifornire anche di sangue e farmaci gli ospedali isolati. «Consegnano in pochi minuti quanto su strada verrebbe portato in ore e ore», dice John Baptist, ingegnere del centro di Omenako, 70 chilometri a nord di Accra. Un sistema messo a punto dalla società Usa Zipline ingaggiata dal governo per distribuir­e i primi vaccini forniti all’Africa da Covax. Un Paese apripista anche nella lotta all’ultimo miglio contro la pandemia.

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(foto Corriere) Iniezione Un giovane ghanese riceve una dose di vaccino contro il coronaviru­s direttamen­te in una bottega di Accra

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