I contratti del colosso logistico con il boss calabrese
Codici etici, protocolli di legalità, white list delle imprese, best practice: tutto molto bello. Ai convegni. Perché poi però capita che, non una piccola ditta artigianale, ma la divisione italiana di un colosso mondiale della logistica, tratti per 5 anni contratti da 2 milioni di euro con un uomo che in teoria nulla avrebbe a che fare con la società di trasporti controparte di quei contratti, e che per inciso è un condannato per mafia ed estorsioni. E così tocca alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano disporre ieri la temporanea amministrazione giudiziaria, sotto forma non di un commissariamento ma di un affiancamento dei vertici aziendali con un amministratore indicato dai giudici, delle attività di
Schenker Italiana spa, divisione tricolore (da 1.400 dipendenti e 700 milioni di fatturato) di DB Schenker, il polo internazionale acquistato nel 2002 dalla società delle ferrovie tedesche Deutsche Bahn, a sua volta controllata dal ministero delle Finanze tedesco e forte di 16 miliardi di euro di fatturato con 74.000 dipendenti. Il Tribunale si è mosso su richiesta dei pm Paolo Storari e Silvia Bonardi, che non indagano la società o suoi manager, ma che ai giudici Rispoli-Cernuto-Spagnuolo Vigorita additano le «negligenze» da disinquinare nella organizzazione interna, la «cedevolezza» e «permeabilità» che non hanno scongiurato di affidare per anni consegne a una società di trasporti facente capo (dietro il non irresistibile schermo della moglie messa lì per aggirare la confisca dell’iniziale azienda familiare) al 70enne Nicola Bevilacqua: condannato definitivo nel 2006 a Catanzaro per associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso in un processo alla cosca Mancuso di Limbadi egemone a Vibo Valentia, poi sottoposto a sorveglianza speciale, e indagato a Milano per intestazione fittizia di beni. L’indagine è partita dal mistero (tuttora tale) di chi avesse nascosto, su un trasporto merci della Schenker affidato a camion di Bevilacqua, 30 chili di cocaina sequestrati nel porto di Dover, alla frontiera inglese, il 15 marzo 2020.