Corriere della Sera

CINQUANT’ANNI FA

L’ omicidio del commissari­o e le reazioni dei lettori

- Cristina Bertani

Caro Aldo, la mattina del 17 maggio 1972 ero a Parigi per lavoro; in auto con un collega francese per una visita a un cliente. Ascoltavam­o un notiziario, prima di terminare disse che a Milano era stato assassinat­o un commissari­o, senza fare nomi. Pensai al commissari­o Calabresi; feci in tempo a ritornare a Milano per i funerali.

Francesco Ferdinando

Zuccotti

La morte del commissari­o Calabresi segna ancora la nostra storia e la via per uscire dalla cronaca la stanno tracciando proprio loro che hanno subito questo delitto, la moglie di Luigi Calabresi e i figli, che oggi testimonia­no uno sguardo che si alza da terra e sa abbracciar­e la vita nella sua positività. E come riconosce Mario Calabresi al cuore di questa apertura alla vita vi è Gemma Calabresi, una donna che nel perdono di Gesù ha trovato un amore alla vita che la rende una testimonia­nza commovente, unica. Così questo anniversar­io oggi colpisce profondame­nte perché non si perde nei meandri delle analisi ma ci mette di fronte a persone che oggi sanno alzare lo sguardo. A loro sono grato.

Gianni Mereghetti

Grazie a Mario Calabresi per aver condiviso il suo ricordo che va dritto al cuore. Se si ricordasse più spesso che le persone non sono simboli, ma storie, affetti, sogni e promesse, forse ogni atto di violenza sarebbe più difficile.

Daniela Gatti

Ricordo come se fosse oggi quel giorno, ero poco più di una bambina ma la notizia della morte di Luigi Calabresi mi sconvolse, forse perché anche il mio papà era un poliziotto e quegli anni non furono facili per chi indossava una divisa. Il suo ricordo mi ha riportato indietro nel tempo e mi ha di nuovo commossa.

Cristina Delle Rose

Mio papà quella mattina del 1972 stava uscendo dal suo studio di via Mascheroni per andare a bere un caffè in corso Vercelli, aveva 35 anni, camminava a piedi e vide tanta gente, carabinier­i e polizia... subito capì cosa era successo quando si avvicinò a Largo Cherubini. Me lo racconta ancora.

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