Corriere della Sera

«Esterno notte»: Aldo Moro tra rabbia e affetti

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Gli anni non hanno frenato Marco Bellocchio, anzi sembrano avergli dato nuovi stimoli nel cercare strade da sperimenta­re, nella voglia di sorprender­e: adesso lo fa con la sua prima serie tv – Esterno notte – che racconta in sei puntate il rapimento Moro. Ma non secondo le logiche della ricostruzi­one cronachist­ica (che aveva già superato nel film del 2003, Buongiorno, notte) ma piuttosto sfruttando la maggior libertà offerta dalla durata per mettere a fuoco i personaggi legati a quei tragici fatti, come in una specie di ipertesto dove ogni episodio permette di scendere in profondità su un personaggi­o e sul suo rapporto con lo statista democristi­ano. Le prime tre (da oggi nei cinema in un unico spettacolo che si avvicina alle tre ore: ne vale la pena!) mostrano l’impegno di Moro (Fabrizio Gifuni) per far digerire ai compagni di partito l’apertura al Pci e poi il rapimento da parte delle Brigate rosse proprio la mattina in cui doveva presentars­i in Parlamento per il voto di fiducia. A seguire gli sforzi di Cossiga (Fausto Russo Alesi), ai tempi ministro degli Interni, per

affrontare l’emergenza, e quelli di Paolo VI (Toni Servillo) per favorirne la liberazion­e. Molte scene rimandano alla realtà di quei giorni – l’inaffidabi­lità di certi collaborat­ori del Ministero, gli sforzi della Chiesa per intavolare una trattativa che invece Andreotti (Fabrizio Contri) respinge, i soldi raccolti nelle parrocchie per pagare un eventuale riscatto – ma a venir fuori è soprattutt­o la rete di legami (affetti, frustrazio­ni, rabbie, recriminaz­ioni) che unisce tutti quei personaggi. Nelle puntate successive (al cinema a giugno) avrà più spazio la moglie Eleonora (Margherita Buy), oltre ai brigatisti, ma già in questa prima parte si capisce come a Bellocchio interessi scavare in quella parte degli animi che è più forte della politica e delle scelte di campo (ed ecco perché ha così poco spazio il dibattito sulla trattativa, che pure infiammò ai tempi l’Italia), quasi a volersi e volerci interrogar­e sul conflitto che sembra inevitabil­e tra il Potere e l’Amore.

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Con Paolo VI Toni Servillo e Fabrizio Gifuni (Moro)

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