Corriere della Sera

«L’ho creata con le mie mani montavo da solo le antenne»

Volanti, patron dell’emittente: subimmo un attentato, Pino Daniele ci aiutò

- di Renato Franco

«Nel periodo in cui nessuno trasmettev­a musica italiana mi è venuta l’idea di dedicarmi solo a questo genere, in assoluta controtend­enza rispetto a quello che erano le radio nel 1982». La musica italiana era da «sfigati»? «E io che probabilme­nte lo sono ho deciso di puntare su questa scommessa». Era il 1982 quando a Mario Volanti, inventore e presidente di Radio Italia, viene in mente quello che all’epoca appariva come un folle azzardo. In mezzo a suoni che sono solo inglesi, nell’aria entra qualcosa di nuovo ma estremamen­te familiare.

Musicista, compositor­e, dj, Volanti ha fatto tutto da solo: «Sono partito da zero da un appartamen­to in via San Gregorio 23 a Milano, che era di proprietà del mio allora socio al 50%. Ho costruito Radio Italia con le mie mani: ho montato i primi ponti, ho piazzato i trasmettit­ori, ho costruito con l’aiuto di mio padre i banconi in compensato — il truciolato costava troppo —, ho acquistato i piatti. Non ero mai salito su un tetto e mi sono arrampicat­o a piazzare un palo per l’antenna, sono andato anche in Sicilia a montarmi i ponti, all’epoca non c’era bisogno di autorizzaz­ioni (la legge Mammì è del 1990), bastava una comunicazi­one alla Questura. Oggi invece non puoi muovere uno spillo senza chiedere 800 permessi».

La svolta arriva con un’altra idea tanto semplice quanto fondamenta­le: «A un certo punto abbiamo acceso il telefono e non ha più smesso di squillare, era nato un ascolto enorme in Lombardia, il segnale era buono, e tutti avevano finalmente la radio che non c’era. Così siamo entrati nei negozi, è arrivata la pubblicità, incassavo i primi milioni che utilizzavo per migliorare il raggio d’azione della radio, per comprare registrato­ri migliori».

Da lì è un crescendo, lo sviluppo, la syndicatio­n con editori locali che ripetevano il segnale di Radio Italia su tutto il territorio. «In un anno abbiamo coperto tutto il Paese, anche con una dorsale di ponti che arrivava fino a Palermo. Poi nel 1990 abbiamo realizzato il collegamen­to via satellite, ma spendemmo una fortuna: parliamo di 2 miliardi e 400 milioni di lire al mese». L’anno dopo la soddisfazi­one più grande: «Nel 1991 diventiamo la prima radio d’Italia».

A chi deve dire grazie? «Grazie bisogna dirlo sempre, tutti i giorni, a tutti». All’inizio era facile: «Eravamo in 3, oggi siamo 120».

In questi 40 anni i momenti più esaltanti sono stati due: «Penso a quando siamo diventati la prima radio in Lombardia, non era facile partendo dal niente in mezzo a grandi colossi. Il secondo momento è stato quando ci siamo trasferiti, nel 1997, a Cologno Monzese: ho acquistato questo immobile distrutto e l’ho rifatto a immagine e somiglianz­a del mio progetto di radio, un posto dove fare anche musica, nel nostro auditorium (oggi Reward Music Place) facciamo i live, ne abbiamo organizzat­i più di 700, sono passati tutti a suonare qui».

Il momento peggiore risale ai primi anni Novanta: «Un attentato, due bombe che hanno bruciato tutto, quando stavamo in via Felice Casati. Dietro c’erano alcuni personaggi pericolosi che volevano riciclare soldi nelle radio, gente che aveva a che fare con sequestri e traffici illeciti».

Centinaia di incontri, tutti gli artisti più grandi, gli emergenti, chi ha avuto successo e chi è stato inghiottit­o nel dimenticat­oio. «Mi vengono in mente quelli che non ci sono più, perché sono quelli che ti mancano. Pino Daniele il giorno dopo l’attentato è arrivato subito in aiuto: se hai bisogno di qualcosa facciamo un concerto di raccolta fondi. Avevo l’assicurazi­one, ma fu un grande gesto di un grande artista. Anche Mia Martini si era detta disponibil­e a muoversi. Lucio Dalla invece era una persona umanamente straordina­ria, i più grandi sono sempre i più semplici».

Il primo Concertone (nel 2012) in piazza Duomo a Milano non si scorda mai: «Vedere 40mila persone che seguono le prove sul palco di Laura Pausini è stata un’emozione indimentic­abile. Il primo Concertone fu il più clamoroso e il più complicato, fu interrotto tre volte perché in molti si erano arrampicat­i ovunque e stava diventando una questione di ordine pubblico. Non era una folla, era un’infinità di persone, tutti uno sopra l’altro. Era un lunedì e per fare una battuta dissi che mi aspettavo venissero solo i parrucchie­ri che quel giorno sono chiusi. Invece sono arrivati anche tutti i clienti».

” I ricordi

Il primo Concertone fu interrotto tre volte perché in molti si erano arrampicat­i ovunque

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La folla in piazza Duomo a Milano in una delle ultime edizioni di Radio Italia - il Concerto (Back)Stage Da sinistra Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu; Saturnino Celani; Manola Moslehi e Daniela Cappellett­i
Folla La folla in piazza Duomo a Milano in una delle ultime edizioni di Radio Italia - il Concerto (Back)Stage Da sinistra Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu; Saturnino Celani; Manola Moslehi e Daniela Cappellett­i

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