Di Maio in missione «L’emergenza del pane è una guerra mondiale»
NEW YORK Rammarico per l’espulsione di 24 diplomatici italiani dall’ambasciata di Mosca, ma anche ferma volontà di non indebolire per questo i canali di dialogo con la Russia alla ricerca di una de-escalation della guerra in Ucraina. Resta, quindi, forte l’impegno del nostro Paese per arrivare a una tregua, ma anche per affrontare altri gravi problemi provocati dal conflitto, come quelli di sicurezza alimentare dell’Africa «anche perché non tutti gli espulsi sono diplomatici: alcuni sono funzionari con passaporto diplomatico».
A New York per partecipare all’iniziativa dell’Onu che mira a sventare quella che chiama «una guerra mondiale del pane» (i rischi di carestia provocati dal blocco delle esportazioni dall’Ucraina e anche dalla Russia di grano e altri cereali), il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ridimensiona la portata della misura contro l’Italia (ed anche contro Francia e Spagna) presa ieri dal Cremlino: una rappresaglia attesa, dopo l’espulsione di 30 diplomatici russi dal nostro Paese decisa alcune settimane fa per premere su Putin che ha deciso di invadere un Paese sovrano.
Quando lo incontriamo, negli uffici dell’ambasciatore italiano alle Nazioni Unite Maurizio Massari, Di Maio ha appena avuto un confronto col ministro degli Esteri della Turchia: un Paese possibile mediatore tra Occidente e Mosca, ma anche un membro della Nato che rischia di rendere difficile l’adesione di Finlandia e Svezia al Patto Atlantico.
C’è rischio di veti? Di Maio tende a escluderlo: «Le questioni poste da Ankara riguardano questioni bilaterali tra la Turchia e questi due Paesi (Erdogan chiede l’estradizione dalla Scandinavia di alcuni turchi sospettati di terrorismo) non l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.
Alla luce dei colloqui col suo collega, quindi, Di Maio ritiene che la Turchia non sia per principio contraria all’allargamento della Nato, anche se qualche giorno fa il suo presidente aveva parlato della cosa con tono ostile: non ci sono veti anche perché «la Nato è un’alleanza difensiva: chi entra lo fa per mettersi al riparo da minacce».
Per il ministro l’iniziativa dei due Paesi scandinavi è anche un modo per parlare a chi in Italia, anche nel suo partito, guarda alla Nato con sospetto: «La Nato ha solo obiettivi difensivi: per questo Paesi che hanno avuto a lungo un altro orientamento, davanti all’aggressione russa si sono convinti che aderire all’Alleanza fosse la cosa migliore da fare per la loro sicurezza. E l’Italia è favorevole: agevoleremo questo percorso».
Poi Di Maio sottolinea l’urgenza di affrontare l’emergenza alimentare con un piano organico del quale si è parlato ieri sera all’Onu durante un vertice presieduto dal segretario di Stato Usa, Antony Blinken.
Al primo punto lo sblocco del grano fermo nei porti ucraini, un nodo sul quale aveva già battuto nei giorni scorsi Draghi incontrando a Washington Joe Biden. Di Maio spiega che quasi tutti i Paesi africani dipendono da Russia e Ucraina per le forniture di grano, alcuni anche per il 90 o 100%: la scarsità e i prezzi alle stelle rischiano di provocare una carestia.
Evitarla non è solo una questione di solidarietà umana: è interesse di tutti visto che la fame «porta instabilità, terrorismo, tentativi di golpe, povertà». E, con essi, nuove ondate migratorie verso l’Europa.
Infine auguri a Stefania Craxi, nuova presidente della Commissione Esteri del Senato, ma l’esclusione di Ettore Licheri, «personaggio affidabile e con grande senso delle istituzioni è un colpo al M5S: mancanza di fair play» nella maggioranza.