Draghi e l’avviso-appello a Biden: così lo zar vuole dividere l’Europa
La richiesta al presidente di esercitare la sua influenza sui «partner più riluttanti»
Il conflitto in Ucraina entra in una fase delicata: la «guerra di attrito» che si trascina da quasi tre mesi e le difficoltà ad imbastire una trattativa diplomatica, portano Draghi a ritenere che mai come ora l’Occidente debba mostrarsi unito e che l’Europa debba «mantenere la rotta»: «Will stay the course», ha detto infatti il premier al presidente americano, durante il colloquio alla Casa Bianca. Perché gli «evidenti insuccessi» della campagna militare russa — secondo il capo del governo italiano — spingeranno Putin a «tentare di dividere gli alleati» per portare a compimento il suo disegno bellico, colpendo il Vecchio Continente con l’arma più forte di cui dispone: l’energia.
Su gas e petrolio, la tenuta dell’Ue è messa a dura prova. Perciò Draghi ha chiesto a Biden di esercitare la sua moral suasion sui «partner europei più riluttanti», com’è scritto nel report che l’ambasciata italiana negli Stati Uniti ha stilato dopo il bilaterale nello Studio Ovale. E c’è un motivo se nella successiva conferenza stampa il premier aveva parlato della «zona grigia» creatasi in Europa dopo la richiesta di Mosca di farsi pagare in rubli: «Il più grande importatore di gas in Germania l’ha già fatto e la maggior parte degli importatori ha aperto conti in rubli». Atteggiamento che ha indotto poi Eni ad adeguarsi.
D’altronde, l’amministrazione americana sa che per quanto l’Italia si sia subito attivata per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento, «potrà assicurarsi la piena indipendenza energetica dalla Russia solo in un orizzonte di due anni». Per contrastare la manovra divisiva di Putin, Biden punta su Venezuela e Opec per il petrolio. E per superare le difficoltà incontrate con alcuni Paesi arabi ha in progetto una missione in Medio Oriente «per metà giugno», prima dei vertici del G7 e della Nato.
Ma c’è un’altra arma che Mosca sta utilizzando: il ricatto alimentare. Il blocco dei cereali in Ucraina — il granaio d’Europa — è una questione che per Draghi va affrontata con «urgenza», perché potrebbe provocare una crisi umanitaria ed essere un fattore di ulteriore destabilizzazione in molti «Paesi vulnerabili», specie nella fascia mediterranea e nel Sahel. Un paio di settimane fa, osservando le immagini di Mariupol, il ministro Giorgetti aveva commentato: «Quando in Africa non ci sarà più nemmeno pane da mangiare, assisteremo a un’ondata migratoria verso l’Europa senza precedenti. Gli attuali sbarchi sono poca cosa. Temo che non abbiamo ancora visto niente».
La sfida combinata sull’energia e sui flussi migratori — con le conseguenze economiche e sociali che ne deriverebbero — sono le armi con cui Putin tenta di spaccare l’Occidente, che sta consentendo all’Ucraina di difendersi dall’invasione. Ecco perché, pur continuando a sostenere Zelensky anche con aiuti militari, Draghi ripete che «si continua a lavorare a una soluzione negoziale». Il premier è convinto, lo ha detto a Biden, che gli alleati debbano dare impulso e allineare una riflessione sull’«end game», cioè — traduce il sottosegretario alla Difesa Mulè — «ripensare con un accordo a un nuovo ordine europeo e a una nuova postura con la Russia, quando il conflitto sarà finito. E bisogna prepararsi per tempo».
Per Biden è però ancora vivido il ricordo di un anno fa, quando a Ginevra incontrò Putin e gli concesse un’apertura di credito sull’ordine europeo e la sicurezza di Mosca. Allora il presidente russo parlò di «colloqui costruttivi». Poi aggredì Kiev. È questa differenza «politica» con gli Usa che fa dire a Renzi di essere «più vicino alla posizione di Macron e non a quella di Biden. Macron vuole portare tutti a un tavolo». L’Occidente «will stay the course». Ma intanto ne discute.