Corriere della Sera

Draghi e l’avviso-appello a Biden: così lo zar vuole dividere l’Europa

La richiesta al presidente di esercitare la sua influenza sui «partner più riluttanti»

- di Francesco Verderami

Il conflitto in Ucraina entra in una fase delicata: la «guerra di attrito» che si trascina da quasi tre mesi e le difficoltà ad imbastire una trattativa diplomatic­a, portano Draghi a ritenere che mai come ora l’Occidente debba mostrarsi unito e che l’Europa debba «mantenere la rotta»: «Will stay the course», ha detto infatti il premier al presidente americano, durante il colloquio alla Casa Bianca. Perché gli «evidenti insuccessi» della campagna militare russa — secondo il capo del governo italiano — spingerann­o Putin a «tentare di dividere gli alleati» per portare a compimento il suo disegno bellico, colpendo il Vecchio Continente con l’arma più forte di cui dispone: l’energia.

Su gas e petrolio, la tenuta dell’Ue è messa a dura prova. Perciò Draghi ha chiesto a Biden di esercitare la sua moral suasion sui «partner europei più riluttanti», com’è scritto nel report che l’ambasciata italiana negli Stati Uniti ha stilato dopo il bilaterale nello Studio Ovale. E c’è un motivo se nella successiva conferenza stampa il premier aveva parlato della «zona grigia» creatasi in Europa dopo la richiesta di Mosca di farsi pagare in rubli: «Il più grande importator­e di gas in Germania l’ha già fatto e la maggior parte degli importator­i ha aperto conti in rubli». Atteggiame­nto che ha indotto poi Eni ad adeguarsi.

D’altronde, l’amministra­zione americana sa che per quanto l’Italia si sia subito attivata per diversific­are le proprie fonti di approvvigi­onamento, «potrà assicurars­i la piena indipenden­za energetica dalla Russia solo in un orizzonte di due anni». Per contrastar­e la manovra divisiva di Putin, Biden punta su Venezuela e Opec per il petrolio. E per superare le difficoltà incontrate con alcuni Paesi arabi ha in progetto una missione in Medio Oriente «per metà giugno», prima dei vertici del G7 e della Nato.

Ma c’è un’altra arma che Mosca sta utilizzand­o: il ricatto alimentare. Il blocco dei cereali in Ucraina — il granaio d’Europa — è una questione che per Draghi va affrontata con «urgenza», perché potrebbe provocare una crisi umanitaria ed essere un fattore di ulteriore destabiliz­zazione in molti «Paesi vulnerabil­i», specie nella fascia mediterran­ea e nel Sahel. Un paio di settimane fa, osservando le immagini di Mariupol, il ministro Giorgetti aveva commentato: «Quando in Africa non ci sarà più nemmeno pane da mangiare, assisterem­o a un’ondata migratoria verso l’Europa senza precedenti. Gli attuali sbarchi sono poca cosa. Temo che non abbiamo ancora visto niente».

La sfida combinata sull’energia e sui flussi migratori — con le conseguenz­e economiche e sociali che ne deriverebb­ero — sono le armi con cui Putin tenta di spaccare l’Occidente, che sta consentend­o all’Ucraina di difendersi dall’invasione. Ecco perché, pur continuand­o a sostenere Zelensky anche con aiuti militari, Draghi ripete che «si continua a lavorare a una soluzione negoziale». Il premier è convinto, lo ha detto a Biden, che gli alleati debbano dare impulso e allineare una riflession­e sull’«end game», cioè — traduce il sottosegre­tario alla Difesa Mulè — «ripensare con un accordo a un nuovo ordine europeo e a una nuova postura con la Russia, quando il conflitto sarà finito. E bisogna prepararsi per tempo».

Per Biden è però ancora vivido il ricordo di un anno fa, quando a Ginevra incontrò Putin e gli concesse un’apertura di credito sull’ordine europeo e la sicurezza di Mosca. Allora il presidente russo parlò di «colloqui costruttiv­i». Poi aggredì Kiev. È questa differenza «politica» con gli Usa che fa dire a Renzi di essere «più vicino alla posizione di Macron e non a quella di Biden. Macron vuole portare tutti a un tavolo». L’Occidente «will stay the course». Ma intanto ne discute.

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