Donbass, i russi avanzano lenti
Kiev riconosce le perdite, Mosca ammette problemi La manovra a tenaglia nella regione di Donetsk e l’incognita dei miliziani ceceni di Kadyrov
Russia e Ucraina sono come due lame che si consumano duellando. Una sfida dove nessuno può dire se vi sarà e dove un eventuale punto di rottura. Kiev riconosce l’avanzata avversaria, Mosca ammette pubblicamente problemi.
Dal campo arrivano notizie di guadagni russi, consistenti ma non decisivi per l’esito della guerra. L’attenzione è concentrata sulla località di Lyman, nel Donbass, in mezzo al triangolo fra Izium a nord, Kramatorsk a ovest e Severodonetsk a est: è la regione di Donetsk, aveva 20 mila abitanti prima della guerra. I russi l’hanno circondata da tre lati, una manovra pressante portata avanti da giorni, sempre con perdite.
La progressione parziale delle truppe di Putin ha possibili spiegazioni. Primo: la ben nota potenza di fuoco dell’artiglieria. Giorno e notte. Secondo: il tiro di sbarramento — ove possibile — è seguito da incursioni dei commando.
Fonti della resistenza lamentano la mancanza di visori notturni, equipaggiamento che gli invasori avrebbero in maggior numero e che concede dei vantaggi. Terzo: una manovra su più assi contro uno schieramento colpito in modo pesante. Sono risultati inferiori alle ambizioni iniziali del Cremlino, ma pur sempre porzioni di territorio sottratte al nemico.
I soldati di Zelensky rispondono con la strategia della corrosione: militare, psicologica, propagandistica. A Kharkiv hanno costretto i russi alla ritirata. Da qui potrebbero cercare di incidere su altri fronti, ma anche minacciare la retrovia oltre confine. Per alcuni analisti anche i «difensori» stanno riorganizzando le fila, tengono in riserva forze per tamponare un’eventuale breccia contando anche sul flusso di aiuti atlantici. Hanno bisogno di tempo per creare unità con i nuovi sistemi. Nella trincea opposta l’Armata — affermano gli 007 britannici — è stata obbligata a ricorrere a un uso «significativo» di personale ausiliario: sarebbero migliaia i miliziani ceceni concentrati nell’area di Mariupol e nel settore di Lugansk, anche se altre fonti limitano la presenza della guardia nazionale del dittatore Kadyrov a poche centinaia. Sempre complesso fissare i numeri. L’intelligence britannica, come ogni giorno, enfatizza i guai della Russia e per una volta Mosca non li nasconde. Ci sono delle «difficoltà», ha dichiarato il vicecapo del Consiglio per la sicurezza nazionale Rashid Nurgaliyev, pur ribadendo che l’operazione speciale proseguirà fino a che i suoi obiettivi, «compresa la demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina e la difesa delle repubbliche di Donetsk e Lugansk», non saranno completamente raggiunti.