Azovstal, quale destino per i combattenti
Evacuati, in mano ai nemici: prigionieri o criminali da processare
Condotti in autobus in un carcere del Donetsk, potrebbero essere giudicati come «estremisti». Mosca non pare interessata a uno scambio e si parla di reintrodurre la pena di morte
Prigionieri, criminali, ostaggi in attesa di scambio? Il destino dei combattenti ucraini dell’Azovstal che si sono arresi è incerto.
Quanti sono?
Anche il numero di quelli che hanno deciso di abbassare le armi cambia secondo le fonti. Martedì il ministero della Difesa russo parlava di 265 combattenti, di cui 51 feriti. Il viceministro ucraino Hanna Maliar sosteneva che a «essere evacuati» (Kiev non vuole parlare di resa per motivi propagandistici) erano stati 264 e che i feriti erano 53. Ieri il ministero russo ha detto che il totale è salito a 959. Ma per alcune fonti i comandanti sono ancora asserragliati nelle viscere del complesso siderurgico con duemila combattenti che non si arrenderanno.
Dove sono?
Il grosso dei prigionieri è stato portato con autobus nella repubblica di Donetsk, a Elenovka, in ucraino Olenivka, uno dei villaggi più pesantemente bombardato dagli ucraini fin dall’inizio del conflitto nel 2014. Lì ci sarebbe un penitenziario capace di ospitare fino a tremila reclusi. Alcuni dei prigionieri sarebbero invece arrivati a Taganrog e anche a Rostov sul Don; i feriti all’ospedale di Novoazovsk sempre nella repubblica di Donetsk.
Azov e i militari
Il battaglione Azov, composto originariamente da volontari di estrema destra (compresi molti neonazisti), dopo il 2014 è stato purgato dagli ucraini e incorporato nella Guardia Nazionale. Quindi oggi secondo Kiev fa parte a pieno diritto delle Forze armate. Ma i russi come lo considerano? Per il momento non è inserito nell’elenco dei gruppi estremisti o terroristici. Il 26, però, una seduta della Corte suprema dovrà pronunciarsi e decidere se mettere Azov nella lista dei terroristi. Per i partecipanti a queste organizzazioni sono previste lunghe pene detentive e per gli organizzatori l’ergastolo.
Prigionieri o criminali?
È la questione più spinosa. Il portavoce del Cremlino Peskov ha specificato che i «militari catturati saranno trattati in conformità alle leggi internazionali» e Mosca ha firmato la convenzione di Ginevra.
Per i separatisti quelli dell’Azov non sono militari ma criminali. In Russia il dibattito è aperto e varie personalità, come lo speaker della Duma Volodin, affermano che «criminali nazisti non devono essere scambiati con prigionieri di guerra russi». Ci sono poi proposte di ripristinare per l’occasione la pena di morte.
Processi e condanne
Mikhail Ignatov, esperto criminologo, sostiene che i prigionieri saranno portati in diverse regioni per non farli rimanere assieme. «Non escludo che i peggiori banditi saranno trasferiti a Mosca». Dovranno essere interrogati separatamente, si dovranno raccogliere le testimonianze delle vittime. Insomma, a suo avviso sono tutti destinati a essere processati. «Secondo le leggi della repubblica di Donetsk», visto che i presunti crimini sarebbero stati commessi lì. Dello stesso avviso il presidente della commissione Affari costituzionali del Consiglio di Federazione Andrej Klishas. Dal 2014 la Repubblica ha introdotto la pena di morte, anche se solo per alcuni casi particolari, tradimento, spionaggio e assassinio di leader politici.
Scambio di prigionieri
L’Ucraina vuole che i suoi eroi dell’Azovstal tornino a casa in cambio di soldati russi catturati, ma sembra che per ora Mosca non sia interessata. Visto che Kiev ha già messo alla sbarra un soldato russo accusato di crimini di guerra, il Cremlino probabilmente vuole organizzare un grande show per denunciare quello che sarebbe stato fatto dal 2014 e poi dall’inizio della Operazione militare speciale contro gli abitanti delle repubbliche indipendentiste. E’ però possibile che in un secondo tempo, magari dopo pesanti e clamorose condanne, i prigionieri vengano scambiati. Come nella migliore tradizione della Guerra Fredda.