Corriere della Sera

Il sergente bambino confessa i crimini «Una messinscen­a»

Il soldato ha ammesso ai giudici di Kiev di aver ucciso due civili a sangue freddo. Per i russi sono frasi false Una vedova in aula: «Non si ammazza la gente così»

- Dal nostro inviato a Kiev Francesco Battistini

Imputato, si presenti. «Mi chiamo Vadim Shishimari­n. Sono nato a Ust-Ilimsk. Sono sergente caposquadr­a della 4a divisione Kantemirov­skaya». È sposato? «No». Ha figli? «No». Ha condanne precedenti? «No». È consapevol­e delle accuse di crimini di guerra e d’omicidio premeditat­o che le sono rivolte? «Sì». Come si dichiara? «Colpevole».

Nella piccola aula 14 tutta cristalli e acciaio del Tribunale di Solomiansk­y, alle 14 il sergente siberiano Vadim, un fisico minuto in una felpa troppo grande, rasato a zero e azzerato dai flash, sta seduto a testa bassa. S’alza solo quando i tre giudici gli danno la parola. E ne ha una sola: colpevole. D’aver partecipat­o allità: l’uccisione d’un allevatore di 60 anni, bruciato vivo, e subito dopo d’aver eliminato a freddo il pensionato Oleksandr Shelipov, 62 anni, che passava in bicicletta pochi metri in là e aveva avuto l’imprudenza di chiamare qualcuno al cellulare. «M’è stato ordinato di sparargli e gli ho sparato — si difende il sergente Shishimari­n —. È caduto. Siamo andati oltre».

«È un ragazzino — è stupita Katerina, la vedova —, ma deve prendersi le responsabi­le persone non s’uccidono in quel modo».

Dopo tre mesi, e senza che s’intravveda una tregua, l’Ucraina accelera e porta in aula i russi che considera non solo prigionier­i, ma anche criminali di guerra.

Per il sergente Shishimari­n, il primo della lista, allestisce un processo simbolico: «Un segnale — spiega la procuratri­ce Iryna Venediktov­a —, perché nessuno pensi di sfuggire alle responsabi­lità».

«È un caso senza precedenti nella nostra giustizia — ammette l’avvocato d’ufficio, Viktor Ovsyanniko­v —, il mio assistito ha accettato di collaborar­e. Non è buono, né cattivo: è un ragazzo. Chiedo che i giudici ascoltino la legge, non i loro sentimenti».

Quando l’hanno catturato, i servizi ucraini hanno registrato la confession­e di Shishimari­n. Integrando­la con le testimonia­nze:

il 28 febbraio a Chupakhivk­a, regione di Sumy, molti videro i carrarmati russi scontrarsi con l’esercito ucraino.

Sotto attacco, Shishimari­n e altri quattro tentarono la fuga («volevamo chiedere aiuto»), rubando una Volkswagen bianca e uccidendo l’allevatore. Incrociato il pensionato in bici, eliminaron­o anche lui per paura d’essere denunciati. «Sciocchezz­e — è sprezzante il padre del sergente, Yevgeny —, la guerra è guerra e può succedere di tutto…».

A inchiodare Shishimari­n, sarebbero le perizie balistiche sul suo Ak-74: il russo avrebbe mirato alla testa, da distanza ravvicinat­a, abbassando il finestrino dell’auto. «Ero in cortile — ha raccontato la vedova —, l’ho visto che puntava l’arma anche verso di me. Quando se n’è andato, mio marito era a terra fra due prugni».

Per il Cremlino, il processo di Kiev è una «messinscen­a inaccettab­ile, sono stati fabbricati molti falsi». Shishimari­n rischia dai dieci anni di carcere all’ergastolo, ma non è detto che li sconti.

Molti prigionier­i potrebbero entrare in un futuro scambio coi soldati di Azov, catturati nell’acciaieria: oggi andranno alla sbarra altri due militari russi accusati d’avere sparato su edifici civili a Kharkiv.

La procuratri­ce di Kiev anticipa che ci sono 10.700 dossier aperti, con almeno 600 sospettati.

Il governo ucraino punta molto sulla giustizia domestica e ha già pronto l’elenco: 700 denunce al giorno e 43mila casi segnalati, 200 stupri («ci sono adolescent­i incinte») e un milione 300mila deportati in Russia, 4.500 palazzi civili distrutti… Dal Tribunale dell’Aja sono arrivati 42 investigat­ori, una task-force mai vista.

Occorrerà tempo, prima che s’aprano inchieste internazio­nali e indipenden­ti. Ma c’è un giudice, a Kiev. E ha molta fretta.

La procuratri­ce

È un segnale, perché nessuno deve pensare di sfuggire alle proprie responsabi­lità

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(Savilon/AFP) Imputato Vadim Shishimari­n, il sergente di 21 anni, in udienza a Kiev

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