«Abbiamo le stesse ragioni di mio padre Bettino»
ROMA Stefania Craxi non si aspettava di diventare presidente della commissione Esteri e, dunque, di succedere a Vito Petrocelli, l’ex grillino noto come «il compagno Petrov» per le posizioni filoputiniane e per il no ai decreti per l’Ucraina. «Sono rimasta sorpresa — giura — anche se c’erano delle ragioni di fondo perché potesse finire così».
Quali, presidente?
«Forza Italia non ha una presidenza di commissione in Senato. Dopodiché qualche esperienza in materia ce l’ho: sono stata tre anni e mezzo sottosegretaria agli Esteri del quarto governo Berlusconi». Ora c’è l’ira dei 5 Stelle.
«I pentastellati prevedevano a torto che la presidenza gli venisse assegnata. Ma, diciamola tutta, non c’erano effetti prenotativi e non si è voluto un confronto ampio in maggioranza che tenesse conto delle nostri ragioni».
Giuseppe Conte denuncia che esiste una nuova maggioranza. È a rischio la stabilità del governo?
«Direi di no. Le commissioni sono una dinamica parlamentare. Da settimane il Paese e la commissione Esteri del Senato erano bloccati. Serviva una soluzione rapida nell’interesse dell’Italia e le spaccature all’interno del M5S non hanno certo aiutato».
Si sente una presidente divisiva?
«La politica estera di un grande Paese non deve essere un argomento di divisione. Io conto di lavorare con tutti i gruppi parlamentari».
In linea con l’esecutivo di Mario Draghi?
«La direttrice del governo sarà quella della commissione: filo-atlantismo senza tentennamenti e al contempo senza subalternità».
Ha sentito Berlusconi?
«Sì, il presidente mi ha subito telefonato. Mi ha detto
che potrò contare sui suoi consigli avendo lui una lunga esperienza internazionale».
A proposito, nei giorni scorsi Berlusconi ha lamentato la mancanza di leader nel mondo e in Europa, e ha criticato chi ha definito criminale Putin quasi a voler giustificare il capo del Cremlino. Poi però ha precisato. Lei cosa ne pensa?
«Tutte le volte che ho sentito Berlusconi in pubblico e in privato ha sempre condannato l’invasione dell’Ucraina. Dopodiché gli si rimprovera l’amicizia con Putin. Aveva come base politica Pratica di Mare, ovvero che tra i due sistemi, occidentale e russo, si formasse una maggiore collaborazione. Ci speravamo tutti. Considero un errore quello di non esserci riusciti».
Da presidente della commissione Esteri si servirà della dottrina di suo padre Bettino, che ai tempi della crisi Sigonella si oppose con forza all’alleato americano?
«Le ragioni che stiamo difendendo come Occidente nel conflitto ucraino sono le stesse ragioni che mossero mio padre nel chiedere rispetto all’alleato americano: impedire che lo scenario internazionale sia governato dalle leggi delle prepotenza e non da quelle del diritto».