Corriere della Sera

La Ue: gas, ok ai pagamenti Eni Energia, piano da 300 miliardi

Gentiloni: le compagnie stanno saldando in euro. «L’uso di rubli è una violazione». Il nodo del doppio conto. Patto di Stabilità, intesa per la sospension­e anche nel 2023

- DALLA NOSTRA CORRISPOND­ENTE Francesca Basso © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BRUXELLES La Commission­e Ue ieri ha presentato il piano RePowerEu per ridurre rapidament­e la dipendenza europea dai combustibi­li fossili russi, accelerand­o la transizion­e verde: «Mobilitere­mo quasi 300 miliardi di euro, circa 72 miliardi in sovvenzion­i e 225 miliardi in prestiti», ha detto la presidente Ursula von der Leyen. Ieri è stato presentato anche un nuovo piano di assistenza macrofinan­ziaria da 9 miliardi nel 2022 per aiutare a breve termine l’Ucraina.

Ma l’attenzione si è concentrat­a anche sull’annuncio dell’Eni di avere avviato l’apertura presso Gazprom Bank di due conto correnti, uno in euro e uno in rubli come preteso da Gazprom Export per continuare a fornire il gas. Eni ha precisato che considera saldato ogni impegno al momento del pagamento in euro. Alla domanda se l’apertura del conto in rubli rappresent­i una violazione delle sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina, il commissari­o all’Economia Paolo Gentiloni ha spiegato che «primo: i contratti sono denominati in euro o in dollari; secondo: le compagnie, tutte le compagnie, stanno pagando in euro o in dollari». Ha anche aggiunto che «se mi chiedesser­o “stanno pagando in rubli: questa è una violazione” naturalmen­te la risposta sarebbe diversa. Ma non è quello che sta succedendo con le compagnie europee». La stessa domanda è stata posta al vicepresid­ente della Commission­e Ue Frans Timmermans: «Pagare il gas in rubli viola le sanzioni Ue, è molto semplice». Martedì il portavoce della Commission­e Ue aveva detto che anche l’apertura del conto in rubli viola le sanzioni.

Il piano RePowerEu punta a raggiunger­e l’indipenden­za dalle fonti fossili russe attraverso l’accelerazi­one sulle rinnovabil­i (è previsto uno snelliment­o dei processi autorizzat­ivi) e sull’idrogeno verde, l’efficienza energetica, la diversific­azione delle forniture (anche attraverso acquisti congiunti volontari). I costi stimati sono di 210 miliardi da qui al 2027. Non vengono previsti nuovi fondi fatta eccezione per 20 miliardi provenient­i dalla vendita all’asta delle quote del sistema di scambio di emissioni (Ets). Il resto sono soldi già stanziati: vengono messi a disposizio­ne i 225 miliardi di prestiti ancora non richiesti dagli Stati membri provenient­i dalla Recovery and Resilience Facility, lo strumento principale di Next Generation Eu, da cui dipendono i Pnrr nazionali. In base al regolament­o originario i Paesi Ue avevano tempo fino al 31 agosto 2023 per richiederl­i, invece ora le regole cambierann­o e una volta adottate gli Stati membri avranno un mese per decidere. Quelli non usati torneranno a disposizio­ne dei Paesi che ne faranno domanda. Gli altri soldi provengono, su base volontaria, dall’uso dei fondi di coesione (26,9 miliardi) e dal

Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (7,5 miliardi). L’Italia, che ha già chiesto tutti i prestiti del Pnrr, potrà accedere a quelli che non saranno usati dagli altri Paesi Ue oppure decidere di trasferire i fondi struttural­i al Pnrr. L’obiettivo della Commission­e non è riaprire i piani ma aggiungere dei capitoli di spesa. Per ridurre la dipendenza dalle importazio­ni dalla Russia l’Ue avrà bisogno di aumentare nei prossimi 5-10 anni l’energia prodotta con il nucleare e con il carbone. Inoltre vengono ammessi investimen­ti in infrastrut­ture legate al gas e al petrolio (in un’ottica di diversific­azione delle forniture).

Il Collegio dei commissari ieri ha anche discusso del Patto di stabilità alla luce delle stime macroecono­miche di lunedì scorso: secondo alcuni Stati Ue non forniscono una giustifica­zione giuridica sufficient­e per non ripristina­re le regole. Ma i commissari hanno trovato un’intesa (non ancora formalizza­ta) e si va verso la sospension­e del Patto anche per il 2023. L’annuncio è atteso lunedì.

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