Patuanelli, ministro in sella «I prodotti agricoli hanno la stessa dignità di quelli manifatturieri»
«Proteggerli favorisce tecniche per tutelare l’ambiente»
«Prima dell’avvento della bicicletta la pianura padana non esisteva né poteva esistere; inventata la bicicletta, fu inventata la pianura padana». Giovannino Guareschi sapeva di cosa parlava. Alla Bassa dedicò il suo «Mondo Piccolo»; e con la bicicletta (una Dei) intraprese un viaggio lungo la via Emilia che divenne un reportage in sei puntate pubblicato nel 1941 da questo giornale. La bici è sempre stata una chiave di lettura. E ieri, a inforcarla è stato un altro outsider: Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, che con il Giro-E è andato da Castel San Pietro Terme a Reggio Emilia: tutta pianura, ma quasi 80 chilometri.
Ministro, con 30 gradi all’ombra, perché?
«Le direi perché non ho mai tempo di fare attività sportiva, ma il senso vero della
mia presenza al Giro è la presenza del Ministero delle politiche agricole, che accompagna il Giro in tutta Italia e mostra le eccellenza dell’agroalimentare italiano».
Lei ha trascorsi sportivi: basket e mezzofondo.
«Fino ai 17 anni ho giocato a basket, poi ho iniziato ad allenare e l’ho fatto per parecchi anni, quasi sempre prime squadre, con soddisfazione. A 27 anni ho cominciato a correre e a fare qualche gara. Ho delle coppe, a casa».
Niente bici?
«Per andare in bici occorre tempo, e a me è sempre mancato: prima da libero professionista, poi da senatore e ministro. Però ho sempre seguito il Giro: è assolutamente affascinante».
Ed è un grande racconto del territorio italiano.
«In Italia, cibo e bevande non sono solo alimenti nutrienti, sono cultura, tradizione, eccellenza. Ogni piccolo comune italiano ha almeno un prodotto agricolo e agroalimentare tipico. Il nostro compito è fare sì che queste eccellenze siano valorizzate sul mercato italiano e internazionale affinché le aziende anche piccole possano sviluppare tecniche produttive che tutelano l’ambiente e la biodiversità».
Bisogna anche proteggerle.
«Il sistema funziona: abbiamo chiuso protocolli con i marketplace su internet più importanti e stiamo intervenendo sugli organismi di controllo per quella pratica così fastidiosa dell’italian sounding, che da un lato porta via mercato e dall’altro mostra quanta voglia di made in Italy ci sia nel mondo».
Il conflitto in Ucraina ha riportato i riflettori sull’agricoltura, un settore che forse abbiamo dato per scontato.
«È così. L’accesso al cibo è democrazia. Nei paesi poveri le popolazioni hanno difficoltà di accesso al cibo e minori strumenti per la partecipazione democratica alla vita
Oltre i campi
«La guerra rimette al centro il tema agricoltura. L’accesso al cibo è democrazia»
del Paese. La guerra ha rimesso al centro del dibattito pubblico l’agricoltura. L’errore è stato non accorgersi prima di quanto l’agricoltura sia importante. È un settore primario e fondamentale, rappresenta il cibo degli italiani».
C’è perciò un nuovo orgoglio negli agricoltori, oggi?
«Io ricordo sempre ai nostri contadini, e uso apposta questo termine, che sono imprenditori con la stessa dignità della manifattura o degli altri settori produttivi italiani. E dobbiamo ricordarcene anche noi politici, quando con le nostre azioni definiamo la politica economica del Paese».