Corriere della Sera

FINTA LAUREA, VERA FIGURACCIA DI BONGBONG

- di Paolo Lepri

Ormai troppo tempo è passato perché al St Edmund Hall, il college oxfordiano frequentat­o anche dal leader laburista Keir Starmer, ci sia ancora qualcuno che si ricordi del neo-eletto presidente filippino Ferdinand Marcos Jr, detto Bongbong, che negli anni Settanta preferiva ai libri le auto di lusso. Sarebbe impossibil­e, in ogni caso, trovare traccia della sua laurea: nonostante quello che si leggeva una volta nella biografia ufficiale, il figlio del dittatore cacciato nel 1986 non superò vari esami e si dovette accontenta­re di un «diploma speciale in studi sociali». Fu una soluzione architetta­ta in seguito alle pressioni compiute. Una verità alternativ­a, insomma, è stata raccontata per anni in un Paese dove, come ha detto al Guardian una collaborat­rice della candidata sconfitta, Leni Robredo, «la gente è favorevolm­ente impression­ata se hai studiato all’estero». In realtà, però, il maggiore problema delle Filippine non sembra essere la finta laurea di Bongbong. Anche se dire la verità dovrebbe essere un obbligo per un leader politico. Ancora più grave è che nel voto del 9 maggio (in cui l’ex ragazzo di Oxford ha ottenuto una schiaccian­te maggioranz­a) la disinforma­zione abbia svolto un ruolo massiccio. «Sui social media — ha scritto il quotidiano britannico — la vera storia del regime di Ferdinand Marcos Sr ( torture, esecuzioni, debito, crisi economica) è stata oscurata dalla bugia di una “epoca d’oro” di stabilità e prosperità». Anche la Chiesa cattolica ha denunciato l’uso della menzogna per «distrugger­e la memoria collettiva». Si prepara un futuro incerto per un Paese, già messo a dura prova dal populismo autoritari­o del presidente uscente Rodrigo Duterte, in cui quasi un quarto della popolazion­e vive sotto la soglia della povertà. Mentre il denaro rubato dai Marcos (10 miliardi di dollari) è stato recuperato solo in piccola parte.

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