Corriere della Sera

E IL CAVALIER DE FOUCAULD TROVÒ GESÙ NEL SAHARA

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Caro Aldo,

l’editoriale di Le Figaro del 14 maggio è dedicato alla canonizzaz­ione di Charles de Foucauld, proclamata da papa Francesco insieme a quella di altre nove figure di spicco della fede. Ma non erano i francesi i fari della cultura occidental­e che, ormai da secoli, ci hanno mostrato la superiorit­à della speculazio­ne logico-filosofica sull’oscurantis­mo indotto e coltivato dalla chiesa cattolica? E, allora, come mai il primo giornale di Francia dedica tanto spazio e tanti contenuti a una notizia che il Corriere nemmeno riporta? Può darsi che Charles de Foucauld sia stato per i francesi quello che Padre Pio è stato per noi... Oppure può darsi che non perdiamo occasione di rinnegare le nostre radici in nome della laicità della cultura superando, questa volta, i maestri laici! Luigi Calderara, Brescia

Caro Luigi,

Charles de Foucauld (18581916) è una figura meraviglio­sa. Era un ufficiale di cavalleria dell’esercito francese, esplorator­e, geografo. Trovò Dio nel Sahara, visse tra i tuareg, fondò nel deserto ospedali ed eremitaggi, sostenne il dialogo con l’Islam, fu assassinat­o dai predoni mentre nel suo Paese infuriava la Prima guerra mondiale. Gli è stato attribuito un miracolo: la guarigione di Charles, un ragazzo che cadde da un’impalcatur­a alta sedici metri mentre restaurava la cappella della scuola di San Luigi a Saumur, e rimase incolume. Comunità ispirate a Charles de Foucauld ci sono anche in Italia, ad esempio a Sassovivo, vicino a Foligno. Ma lei, gentile signor Calderara, pone anche un’altra questione: il rapporto tra la Francia, «figlia primogenit­a della Chiesa» fin dai tempi del battesimo di re Clodoveo, e la religione. Quando il Corriere mi mandò a raccontare il rogo di Notre-Dame, rimasi colpito da una reporter che indicava ai suoi telespetta­tori «un groupe de cathos» riuniti in preghiera. Nessun italiano direbbe mai «ecco un gruppo di cattolici», perché diamo per scontato che un po’ tutti gli italiani siano cattolici, o comunque abbiano avuto una formazione cristiana. In Francia — Stato laico nato da una Rivoluzion­e che perseguitò il clero, Stato di immigrazio­ne dove vivono almeno cinque milioni di musulmani — il mondo cattolico ha una connotazio­ne politico-culturale di parte. Storicamen­te è associato al fronte della conservazi­one. Ma poi figure come l’abbé Pierre, apostolo degli ultimi, hanno scompagina­to le carte. Resta il fatto che in Francia non ci sono crocefissi — né altri simboli religiosi — nelle scuole, nei tribunali, nei luoghi pubblici.

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