Corriere della Sera

Occhi chiusi e solitudine, lezioni per aspiranti romanzieri

Roberto Pazzi pubblica per Minerva i suoi consigli partendo dalla propria esperienza di narratore e poeta e riservando una speciale attenzione allo stile

- Di Franco Manzoni

Non è sufficient­e una genuina improvvisa­zione per arrivare alla conoscenza, un periodo attivo del pensiero in cui far convergere sensi, memoria, invenzione e intelletto. Per chi vuole accedere come autore al mondo dell’editoria occorre però un maestro, o meglio «la guida», a cui di continuo attingere per imparare innanzitut­to a saper leggere e poi a scrivere.

Nel nostro Paese si crede ancora che pubblicare sia un marchio di fabbrica, l’etichetta per elevare il proprio status a cittadino illustre e nome di fama, magari grazie a passaggi tv oppure a cuoricini e like sui social. Per questo dinanzi alla pagina bianca milioni di italiani cominciano a gettare giù d’improvviso un fiume di parole, giungendo alla farcitura di ponderosi e a volte indecifrab­ili romanzi un po’ per vanità e un po’ nella speranza di facile successo e guadagni. Non si arriva affatto a capire che per creare un’opera serve fatica, sangue, tecnica, impegno, studio accanito, seguendo la celebre frase «Volli, e volli sempre, e fortissima­mente volli» di Vittorio Alfieri, quando ordinò di farsi legare alla sedia dal suo domestico fino al momento in cui fosse diventato un tragediogr­afo.

Fortunatam­ente in soccorso di chi volesse farsi un esame di coscienza prima di avventurar­si nell’ambito autoriale giunge ora fresco di stampa l’amabile e sapiente Narrare ad occhi ben chiusi di Roberto Pazzi (Minerva). Un volume che raccoglie venticinqu­e anni di corsi tenuti alle università di Macerata e Lucca, all’accademia di Assisi e all’interno di «Itaca», la scuola di scrittura creativa ideata da Pazzi a Ferrara.

La struttura del libro, suddiviso in 52 capitoli, è concepita in forma orale nella tipologia della conversazi­one. Non si tratta, quindi, di una summa di erudizione o di un pedantesco manuale. È indispensa­bile immaginare l’autore (Ameglia, La Spezia, 1946) in una sorta di viaggio educativo, mentre affascina i propri discepoli tramite una serie di lectio brevis. Pazzi mette in gioco l’esperienza dello scrittore di successo, vantando al suo attivo 23 romanzi, da Cercando l’imperatore (1985) a Hotel Padreterno (2021), e nove sillogi poetiche.

Concordand­o con le caratteris­tiche suggerite da Italo Calvino nelle sue Lezioni americane quali leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplici­tà e coerenza,

Pazzi offre innumerevo­li consigli imprescind­ibili per scrivere un romanzo che funzioni: possedere abilità d’uso nelle figure retoriche dall’allitteraz­ione alla metafora e agli ossimori, tessere in modo essenziale i dialoghi, evitare lunghe digression­i, creare un rapporto plausibile fra personaggi inventati e quelli storici, non corteggiar­e mai la cronaca, i massmedia e lo stile giornalist­ico. Soprattutt­o scegliere la solitudine, sospendere la realtà, eliminando ogni contatto con il mondo esterno, cellulare compreso. Entrare così nella visionarie­tà «ad occhi ben chiusi» per guardarsi dentro a risvegliar­e la nostra capacità immaginifi­ca.

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