Corriere della Sera

Dainese show, l’Italia decolla Uno sprint nato dal basket

Finisce il digiuno azzurro al Giro, prima vittoria del veneto ex cestista

- di Gaia Piccardi

REGGIO EMILIA «Mi sento un corridoret­to velocino, nulla più». Mai avuta l’autostima alle stelle, Alberto Dainese da Abano Terme, 24 anni, a maggior ragione alla fine della scorsa stagione, nel novembre 2021, quando abbozzava un bilancio — zero tituli — con il blog «Al Vento»: «Un velocista con la V maiuscola è

tale quando conquista almeno 6-7 corse all’anno» spiegava. Sei-sette, cioè, più di quelle mai vinte da lui.

Ma un mercoledì di primavera, in cima alla tappa più piatta del Giro numero 105, in Viale Isonzo a Reggio Emilia il destino del «corridoret­to velocino» ha cambiato strada improvvisa­mente, imboccando un rettilineo asfaltato di sogni e la volata perfetta. Ben trainato da Romain Bardet, il capitano della Dsm cui è pagato per fare da gregario, con quel lungo colpo di reni che era il marchio di fabbrica dei suoi miti («Sono cresciuto guardando Mario Cipollini e Alessandro Petacchi, li ammiro tanto») Dainese si è messo alle spalle mezzo sprint mondiale: da Gaviria sempre più imbronciat­o a Demare a caccia del tris, dal piccolo Ewan al gigantesco Cavendish («Il più forte di tutti: non riesco a credere di poter essere tra i migliori»).

Una vita da mediano, fino al gol che scuote la rete della porta. Alberto sente più affinità con le metafore cestistich­e («Ho giocato a basket, ho dovuto smettere dopo le medie perché non aumentavo in altezza»), sport che ha praticato e che ama («Ho il canestro a casa, è una disciplina che mi ha dato l’esplosivit­à per gli sprint»), balbetta quando Petacchi dalla cabina Rai si spertica in compliment­i, s’incurva sotto le pacche sulle spalle del gruppo, trasecola quando si rivede, incredibil­mente maestoso, nell’azione che ha deciso l’11a tappa, primo successo italiano al Giro degli altri.

Albi, ma come diavolo hai fatto? «Non lo so nemmeno io, avevo dormito male, svegliando­mi vedevo tutto storto. La volata a Reggio non dovevo nemmeno farla io, ma il mio compagno Cees Bol, all’ultimo ci siamo scambiati: è andata bene. Devo ancora capire come...». La fa facile, Dainese. La fortuna, gli dei del ciclismo, il neofita che pesca il jolly. Ma l’ultimo colpo di pedale in faccia a Gaviria e Consonni l’ha dato lui, il ragazzino veneto che guardava il Giro alla tv con i nonni mentre i genitori erano al lavoro («Lo trovavo uno sport noioso...»), il giovane uomo che oggi si rilassa montando e smontando pezzi della moto, dirottato sul ciclocross dal primo d.s. («All’inizio non ero scaltro») e poi sulla pista («A Padova ne ho fatta tanta: giravo dietro moto tutto il giorno»), emigrato per vivere, profession­ista dal 2020 con la Sunweb (Dsm è un team olandese: qui al Giro lui è l’unico italiano), finalmente protagonis­ta — per un pomeriggio — in un grande giro. Campione europeo Under 23 nel 2019, sembrava tutto facile: «Invece no, il ciclismo pro non è come lo vedi alla tv, la competizio­ne è spietata. Ci ho messo un po’ a capire, correre all’estero mi ha aiutato: ho raccolto esperienze qua e là, dove ho potuto, sono timido, parlo poco ma imparo tanto. Bardet ha creduto in me prima che ci credessi io, all’ultima curva ero un po’ indietro ma poi sono venuto su bene, nelle volate non si sa mai chi ha l’elastico migliore».

Alberto Dainese piazza la bandierina tricolore sulla mappa del Giro 2022: una panacea, non la soluzione di tutti i mali. Però c’è azzurro, in fondo al tunnel: «Noi italiani siamo sempre lamentini, ma lo sport è fatto di cicli, abbiamo pur sempre un campione europeo (Colbrelli) e uno mondiale a crono (Ganna), non siamo gli ultimi arrivati, a fine stagione si ritira Nibali, è vero, ma il ciclismo nostrano non è morto, ci sarà per forza un ricambio generazion­ale». Lo sprint disperato e feroce di Reggio Emilia è il suo personalis­simo contributo. E pazienza se adesso se ne sta lì con l’aria stralunata, a domandarsi cosa ha combinato.

Davanti alla tv «Da piccolo guardavo la corsa rosa con i miei nonni: ora sono qui fra i migliori, è incredibil­e»

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 ?? (LaPresse) ?? Velocista Alberto Dainese, veneto di Abano Terme, 24 anni, ha vinto in volata l’11ª tappa del Giro battendo Gaviria. Nel tondo Lopez Perez in rosa
(LaPresse) Velocista Alberto Dainese, veneto di Abano Terme, 24 anni, ha vinto in volata l’11ª tappa del Giro battendo Gaviria. Nel tondo Lopez Perez in rosa

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