Corriere della Sera

LA POSTA IN PALIO

- di Massimo Franco

Alla fine, l’appuntamen­to in Parlamento che doveva ridefinire la posizione del governo sull’Ucraina è stato meno drammatico del previsto. Mario Draghi ha rivendicat­o la continuità in modo netto e insieme abile. E ha portato tutte le forze del Parlamento, compresa la destra di opposizion­e, a convergere su di lui. La tensione si è rivelata, invece, sulle riforme economiche: a cominciare dal disegno di legge sulla concorrenz­a.

«Imessaggi di sangue che inventiamo si ritorcono sull’inventore… che sprone ha il mio disegno? L’ambizione, non altro: l’ambizione che da sola, saltando troppo in alto sulla sella, si disarciona». Nel celebre monologo, Shakespear­e dà la chiave della catena di delitti concepiti da Macbeth. L’interpreta­zione di un destino profetico e l’ambizione sfrenata spingono il re ad uccidere rivali ed amici, a ordire congiure di palazzo, ad andare in battaglia, ad aggredire innocenti. Con un risultato catastrofi­co e opposto al disegno: il crollo del regno, la morte, la fine di tutto. Non possiamo prevedere se i piani di Putin si concludera­nno in tragedia shakespear­iana, se ci saranno al Cremlino complici delusi e uomini di buona volontà decisi a liberarsi del capo. Ma un primo atto del «Macbeth russo» si è consumato: la realizzazi­one degli opposti, tragica conseguenz­a di disegni sbagliati, oltre che criminosi. Al punto che — anziché indagare su presunte tare psicologic­he, fare paragoni con Hitler e domande sullo stato di salute — sarebbe il caso di avanzare ipotesi paradossal­i: Putin, l’agente segreto della Nato e della CIA, l’amico di Washington sotto copertura, il traditore del suo stesso popolo. Paradossi, naturalmen­te. Certo è che se si fa l’elenco delle vicende accadute dopo l’invasione dell’Ucraina, le decisioni dello Zar appaiono in tutta la loro grottesca, tragica e beffarda luce: sanzioni internazio­nali, pesanti perdite militari, sconfitte sul campo, rafforzame­nto dell’unità europea, rilancio e allargamen­to della Nato, «riabilitaz­ione» della leadership americana dopo le figuracce a Kabul, avviciname­nto alla Cina in posizione di debolezza, rafforzame­nto del dissenso interno, emigrazion­e di cervelli e capitali, condanna morale, isolamento culturale del Paese e solidariet­à armata all’Ucraina e all’ex comico che comanda a Kiev. Se Shakespear­e resuscitas­se, non chiederebb­e di meglio.

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