Corriere della Sera

I salviniani e il «duello» con i governisti

Pesa anche il pressing di Meloni

- di Marco Cremonesi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il grilletto pare sia stata la nota firmata ieri mattina da Anna Maria Bernini e Massimilia­no Romeo, capigruppo al Senato di Forza Italia e Lega. Sarebbero state quelle poche frasi a suggerire al premier Mario Draghi di rompere gli indugi: «Necessari ulteriori approfondi­menti», «accordo a oggi non raggiunto», niente atti «sulla pelle di famiglie che da anni si prendono cura del nostro mare».

Il fatto è che il maxi emendament­o del governo sulla messa a gara delle concession­i balneari, che sta rallentand­o da mesi l’intero ddl concorrenz­a, è firmato da Massimo Garavaglia, il ministro leghista al Turismo, scritto in collaboraz­ione con il collega dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Il fatto è che Massimilia­no Fedriga, il presidente (leghista) della Conferenza delle Regioni, aveva già dato il suo via libera. Il fatto è, ancora, che il premier proprio di questo tema aveva parlato con Matteo Salvini non più tardi di lunedì. Certo, il segretario aveva detto «troveremo un accordo, anche se prima dovrò confrontar­mi col partito. Con una parte, soprattutt­o». Forse un riferiment­o a Gian Marco Centinaio, già ministro al Turismo, che molto si è battuto per il rinvio delle gare. Anche se, al di là del merito della questione, in una parte del partito la Lega di governo resta sotto osservazio­ne.

In realtà, il tema balneari all’inizio non avrebbe dovuto essere incluso nel decreto concorrenz­a. È per questo che molti leghisti sostengono che tra le gare per le spiagge e il Pnrr non ci sia relazione, e che il legame sia stato generato proprio dal fatto che il governo lo abbia inserito nella riforma della concorrenz­a, quella sì richiesta dall’Unione.

La prima reazione della Lega è affidata a una nota che parla di «enorme stupore di tutto il partito: in una giornata così importante, con il presidente del Consiglio che interviene in Senato e alla Camera per discutere di un tema cruciale come la guerra, è sorprenden­te un cdm convocato d’urgenza per discutere del ddl concorrenz­a».

E in effetti, nella Lega il Consiglio dei ministri qualche stupore lo ha generato davvero. Suscitando il non insolito commento da parte di molti: «Draghi si muove non da politico, ma da presidente delle Bce. La politica è stare intorno al tavolo fino a quando si trova una soluzione soddisface­nte». La sorpresa dipende anche dal fatto che moltissimi esponenti del partito dessero la partita per conclusa, nonostante i 226 sub emendament­i al testo di Garavaglia. Certo, un po’ di resistenza, quella necessaria a poter dire «ci siamo battuti fino all’ultimo» era stata messa nel conto. Utile anche a fronteggia­re la serrata offensiva di Fratelli d’Italia. Ieri infatti Giorgia Meloni è stata durissima: «Un governo che dispone in Parlamento di una maggioranz­a pari a circa il 95% delle forze politiche vuole ricorrere alla fiducia per la 51esima volta. Il turismo balneare è un pezzo strategico della nostra economia che rischia di essere svenduto alle multinazio­nali e ai grandi gruppi economici. Fratelli d’Italia non cambia posizione e continuerà a dare battaglia».

Quello che invece non era stato previsto è stata la reazione del premier con il cdm a sorpresa. Anche se, secondo alcuni autorevoli esponenti del partito, Massimo Garavaglia, avvertito del comunicato Bernini-Romeo in rampa di lancio, avesse suggerito cautela: la tolleranza del premier a lui sembrava vicina all’esauriment­o. Ma la nota è partita lo stesso.

Nella Lega

Lo «stupore» dentro al partito per la mossa del premier. Ma i ministri avevano già mediato

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