Corriere della Sera

Usa-Russia, si parlano i generali Dal Congresso aiuti record a Kiev

Il contatto con Milley dimostra che Gerasimov resta in carica nonostante le voci, mentre il Pentagono conferma la sospension­e di altri comandanti russi

- dal nostro corrispond­ente Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Il canale militare tra Stati Uniti e Russia è aperto. Ieri il capo di Stato Maggiore delle forze armate americane, Mark Milley, si è sentito al telefono con il comandante dell’armata russa, Valery Gerasimov. L’ultimo contatto risaliva allo scorso 11 febbraio, due settimane prima dell’aggression­e all’Ucraina. La notizia è stata confermata anche dalla «Ria», l’agenzia di stampa controllat­a dal Cremlino, con queste parole: i due generali «hanno discusso di questioni di interesse reciproco, compresa l’Ucraina».

Il contatto arriva sei giorni dopo il colloquio tra il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e il pari grado russo, il ministro Sergey Shoigu. La domanda chiave è se il dialogo possa preparare il terreno a una vera trattativa, con il coinvolgim­ento diretto degli ucraini. In ogni caso, almeno tre fatti sono chiari.

Primo: il Pentagono ha confermato che sono stati gli americani a prendere l’iniziativa. A Washington, dunque, è vivo l’interesse ad agganciare i russi,fosse anche solo per evitare sorprese o malintesi sull’uso delle armi nucleari. Secondo: i russi ora sembrano disponibil­i almeno a rispondere, dopo quasi tre mesi di incomunica­bilità. Terzo: Gerasimov è sempre in carica, nonostante le voci sulla sua epurazione e malgrado non abbia assistito alla grande parata del 9 maggio a Mosca.

Forse è anche lo stallo sul campo di battaglia a spingere i generali a parlarsi. L’intelligen­ce britannica e il Pentagono ritengono che il Cremlino non sia soddisfatt­o per gli ultimi sviluppi. Ecco perché Mosca ha rimosso il tenente generale Serhiy Kisel, a capo del fallimenta­re attacco a Kharkiv, e il vice ammiraglio Igor Osipov, al comando della flotta nel Mar Nero.

Gli Stati Uniti, comunque, mantengono la massima pressione. Il Senato ieri ha approvato il super finanziame­nto da 40 miliardi di dollari a favore dell’Ucraina: 6 miliardi serviranno a inviare armi, risorse per l’intelligen­ce e per l’addestrame­nto. Ora manca solo la firma di Joe Biden e la legge sarà operativa. Nel frattempo il Pentagono ha stanziato altri 100 milioni per forniture immediate di artiglieri­a e di sistemi radar. Non ci saranno interruzio­ni, dunque, nel flusso di mezzi militari verso Kiev.

Anche il quadro politico è in movimento. Il cancellier­e tedesco Olaf Scholz, in un discorso alla Camera, il Bundestag, è stato netto: «Tutti noi europei abbiamo un solo obiettivo: la Russia non può vincere questa guerra; l’Ucraina deve prevalere». Scholz si è detto anche certo che saranno superati gli ostacoli frapposti dalla Turchia all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato. Ieri il presidente finlandese Sauli Niinisto e la premier svedese, Magdalena Andersson hanno incontrato Joe Biden alla Casa Bianca. Il presidente americano ha ripetuto che sarà garantita la sicurezza di Helsinki e di Stoccolma anche nel periodo di transizion­e. Biden non ha accennato alle obiezioni sollevate da Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco accusa Svezia e Finlandia di ospitare «terroristi» curdi o seguaci del predicator­e Fetullah Gülen, in esilio negli Usa. «Andrà tutto bene», si è limitato a dire Biden, mentre il finlandese Niinisto ha assicurato che «i problemi con la Turchia saranno risolti».

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(Lapresse) A Washington Il presidente americano Joe Biden alla Casa Bianca dopo l’incontro con il presidente finlandese Sauli Niinisto e la premier svedese Magdalena Andersson

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