«I prigionieri di guerra non si possono processare»
E se i russi processano per crimini di guerra i prigionieri di Mariupol?
«La Cpi dovrebbe essere chiamata a valutare se processare questi prigionieri, secondo le regole in cui questo avviene, non costituisca esso stesso un crimine di guerra», risponde Cuno Tarfusser, 67 anni, dal 2009 al 2019 giudice della Corte Penale Internazionale (Cpi) con sede all’Aja.
Il Cremlino fa sapere che i prigionieri dell’acciaieria saranno trattati in base agli «standard internazionali».
«La Convenzione di Ginevra del 1949 ne disciplina il trattamento. Con le dovute garanzie riguardanti l’onore, la dignità, la salute dei prigionieri di guerra».
Chi ne è responsabile?
«Lo Stato belligerante che li tiene prigionieri».
Mosca nega che sia una guerra. Dunque niente prigionieri né garanzie...
«Dal punto di vista del diritto internazionale è chiaro che questa è una guerra. E i prigionieri non possono essere maltrattati, o addirittura processati o condannati a morte: sarebbe un crimine di guerra».
Il ministero della Giustizia russo ha chiesto all’Alta corte del Paese di inserire il Reggimento Azov tra i gruppi terroristici. A Mosca qualcuno tira in ballo gli Usa e il trattamento dei detenuti a Guantánamo.
«Ma in Ucraina è chiaramente in corso una guerra, presupposto perché possano essere commessi crimini di guerra. È quello che nel diritto internazionale si chiama elemento contestuale. Nel caso di Guantánamo non c’era questo elemento, qui sì. Nel caso dell’Ucraina per noi è pacifico affermare che è in corso una guerra convenzionale. Con relativi prigionieri di guerra e possibili crimini di guerra, che la Cpi sta valutando».
Il processo al soldato russo in Ucraina non va contro le Convenzioni di Ginevra?
«Dipende dal tipo di processo. A quanto sembra, il soldato in questione è accusato di un reato comune, l’uccisione a sangue freddo di un civile. Non vedo violazione del diritto internazionale».