Terminator e armi laser: Mosca consolida le sue conquiste
L’Armata può temporeggiare, intanto bombarda e amplia il controllo sul meridione: così non servirebbe un grande attacco
Mosca e Kiev combattono, usano la propaganda e pensano alle prossime mosse. Il vicepremier russo Borisov ha annunciato il ricorso ad armi laser. La prima è Zadira, trasportata su veicolo, raggio di cinque chilometri d’azione, in grado di abbattere i droni. Lo stesso dirigente ha spiegato che è attivo in patria anche il Peresvet: prende il nome da un leggendario monaco ortodosso protagonista di un duello mortale, è stato concepito per accecare i satelliti, raggiunge un target a 1.500 chilometri. Resta da vedere quale sia la distanza tra realtà operativa e rullo di tamburi.
Droni e blindati
Il discorso di Borisov tocca due aspetti. I droni, in dotazione ad entrambi gli schieramenti, servono per le ricognizioni, ma anche per lanciare ordigni su trincee, veicoli, singoli soldati. I russi hanno poi sferrato azioni cyber per paralizzare le comunicazioni e hanno rivolto le «attenzioni» ai sistemi satellitari che permettono alla resistenza di agire, anche con i droni. Colpi che hanno spinto Washington a inviare materiale per disturbare gli apparati.
Sul campo di battaglia sono poi apparsi i Terminator, nuovi blindati dotato di doppio cannoncino da 30 millimetri, mitragliatrice e lanciarazzi. Come evoca il nome, dovrebbe garantire un volume di fuoco intenso: l’esperto Tom Cooper sostiene che i suoi effetti si sono visti nella zona di Popasna, dove agiscono tra le migliori unità di Mosca. Gli annunci in arrivo dalla Russia si rivolgono al nemico — che reagisce con ironia — e alla propria opinione pubblica: è un modo per ribadire che l’arsenale è pieno di risorse.
Sul campo
Da quando l’Armata si è ritirata dal nord dell’Ucraina per riorganizzarsi e sferrare una nuova offensiva a est, i russi hanno ottenuto soltanto piccoli successi. Guadagnano terreno, ma senza slancio: avanzano 1 o 2 chilometri al giorno. La teoria militare convenzionale ritiene che chi attacca debba avere 3 uomini per ogni difensore, ma i russi sono molto al di sotto.
Fonti Usa aggiungono che numerosi dei 106 Battaglioni non sono in piena efficienza; agiscono con unità ridotte per alleggerire la logistica; le sortite quotidiane dell’aviazione sono scese a 140. Nonostante ciò, hanno conquistato quasi l’intera provincia di Lugansk, una delle due regioni contese del Donbass, di cui prima della guerra controllavano soltanto la parte meridionale.
Il conflitto è diventato d’attrito, costoso in termini di mezzi e vite umane. Oltre ad avere la possibilità di decidere cosa sia la vittoria, i russi hanno un altro vantaggio: possono attendere, bersagliare le città da lontano con l’artiglieria senza subire grosse perdite e, soprattutto, consolidare il controllo dei territori conquistati. Militarmente, ma anche politicamente: Mosca, scrive il New York Times, si sta preparando ad annettere le aree meridionali in suo controllo, dove si trovano il cuore agricolo dell’Ucraina, la più grande centrale nucleare d’Europa e porti strategici.
Questa decisione sarebbe confermata dalla visita del vicepremier Marat Khusnullin a Melitopol, nel sud: nonostante piccole sacche di resistenza — nei giorni scorsi sarebbe stato ucciso un ufficiale dell’Armata e mercoledì è stato rivendicato l’attacco contro un treno blindato di Mosca — i russi hanno occupato la città e ora vorrebbero annetterla.
Mosca soffocherebbe l’economia ucraina e non dovrebbe organizzare un’offensiva su larga scala per la quale non ha le forze. Dall’altro lato Kiev si affida a piccoli contrattacchi per guadagnare terreno, in qualche caso, come a Kharkiv, ha respinto indietro gli invasori per decine di chilometri, ma non può permettersi una grande controffensiva per riconquistare i territori che controllava prima del 24 febbraio.
L’offensiva a Est I russi hanno ottenuto solo piccole vittorie, ma hanno quasi preso la provincia di Lugansk