La nonna annegata, lui trovato in un canneto
Il giorno in cui hanno trovato il corpo di Sasha, è stato quasi un sollievo. Anna, la mamma, aveva capito che non c’era più nulla da fare. Ma pregava di riavere qualcuno da seppellire.
«Una mamma non dovrebbe mai dare una tomba ai figli», dice Anna Yakhno: «Adesso almeno so che la sua anima ha trovato pace. E che Sasha è un angelo in paradiso».
Di Sasha, 4 anni, s’erano perse notizie il 10 marzo. A Vyshorod, i russi avevano chiuso tutte le vie d’accesso e avevano distrutto i ponti sul Dniepr: come scappare? Gli abitanti avevano recuperato tutte le barche possibili, l’idea era prendere «il mare di Kiev», il bacino della centrale idroelettrica, e provare ad andarsene via acqua. A Sasha era stato fatto indossare un giubbotto salvagente, la nonna per mano, la barca stracolma. Ma bombardavano, eccome se bombardavano. E per il panico, per le acque agitate, per la sfortuna, all’improvviso la barca s’era rovesciata.
La nonna non ce l’ha fatta a tenere stretta la manina di Sasha, è annegata subito. Il corpicino se n’è andato con la corrente e qualcuno ha visto che s’agitava ancora: è stato trovato due giorni dopo, gonfio d’acqua e immobile, in un canneto lungo le rive.