Corriere della Sera

Il checkpoint, la mamma e un buco nel petto

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«Alle 17 e 13 ho chiamato mia mamma al telefonino. Era in macchina coi miei due fratellini, Ivan e Sofia. Le stavo chiedendo: “Perché non vai a Odessa? Lì è più sicuro, c’è anche un appartamen­to libero”. All’improvviso, ho sentito mia mamma che urlava: “Dio mio! È solo un bambino! Come puoi farlo?”. Poi gli spari. Una portiera che sbatteva. Altri spari». Denis Fedkov lo racconta come se l’avesse visto, l’assassinio di sua sorella Sofia, 6 anni. Mamma Irina aveva deciso di scappare coi bambini, quando il 5 marzo i russi erano arrivati a Kherson e avevano tagliato luce e acqua. In macchina, verso casa di parenti. Il papà, Oleg, è un poliziotto chiamato a combattere e aveva pensato che quella fosse l’unica via di fuga: sull’auto davanti a quella dei Fedkov, c’erano anche gli zii. «Sentendo anche lei gli spari — racconta Denis —, mia zia è tornata indietro. All’altezza della diga, ha visto i russi. S’è avvicinata e ha chiesto che cosa fosse successo. Loro hanno indicato un fosso e le hanno risposto: “Quella donna non s’è fermata al checkpoint”. Ivan era ferito alla testa e gridava. Sofia aveva un buco nel petto. Li hanno portati in ospedale, ma mia sorella era già morta. Il corpo di mia madre, l’hanno lasciato lì un giorno, prima di darci il permesso di recuperarl­o».

 ?? ?? Telefono Sofia Fedkov, 6 anni, uccisa con la madre a un posto di blocco fuori Kherson. Il figlio grande ha vissuto la tragedia dal telefonino
Telefono Sofia Fedkov, 6 anni, uccisa con la madre a un posto di blocco fuori Kherson. Il figlio grande ha vissuto la tragedia dal telefonino

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