Riapre la sede Usa a Kiev. E torna l’ambasciatrice
Di qui è passata molta storia recente. Dal 2019 c’era solo un’incaricata d’affari, dopo l’invasione la chiusura
KIEV Un corpulento marine tatuato, in maglietta, a tenere la bandiera per un orlo. Un impiegato con la camicia a scacchi a issarla, girando la manovella del pennone. Un solo funzionario incravattato e qualche impiegato col cappellino rosa, a citare la Kalush Orchestra dell’Eurovision. Nessuna fanfara militare, scarsi applausi. Non è esattamente una cerimonia solenne, ma fa storia: dopo tre mesi, alle 9 del mattino, riapre l’ambasciata americana a Kiev. Erano già tornati gli italiani e i romeni, gli israeliani e gli indiani, gli svizzeri e i canadesi. Poteva mancare l’America? «Il popolo ucraino col nostro aiuto ha difeso la patria — dice il segretario di Stato, Antony Blinken — e di conseguenza, a Kiev, sventolano di nuovo le stelle e strisce», assieme a «misure aggiuntive» di sicurezza: c’erano 6.600 americani, prima del 24 febbraio, in giro per la capitale si vedono già un bel po’ di contractor e affaristi ad apparecchiarsi per un dopoguerra che ancora non c’è.
Il cubo di cemento che gli americani si sono costruiti a Shulavka, una quindicina di km dal centro, sembra uguale a tutti i cubi delle ambasciate in giro per il mondo. E invece no: nelle luci e nelle ombre di queste stanze, si son fatti e disfatti i destini degli ucraini e armi&dollari di questi mesi sono solo l’ultimo capitolo. Nel 2008, rivelò un cablo pubblicato da WikiLeaks, qui già ci si preparava a un’invasione russa. E uscivano da qui i soldi che finanziavano molti candidati della Rivoluzione arancione. Nel 2013, all’inizio delle rivolte di Maidan che misero in difficoltà Mosca, ci fu l’imbarazzo dell’intercettazione telefonica d’una diplomatica Usa, sorpresa mentre invitava l’interlocutore a «fottersene» dei tentennamenti europei. Ma fu con l’Ukrainagate e con le telefonate di Trump a Zelensky, che l’ambasciata tornò sotto i riflettori. L’allora presidente americano chiedeva al collega notizie riservate sul figlio di Joe Biden e sui suoi affari ucraini, e lo script di quelle telefonate che fecero tremare la Casa Bianca passò proprio per Shulavka: Trump rimosse l’ambasciatrice Marie Yovanovitch (che diventò un personaggio chiave nella procedura d’impeachment) e sospese gli aiuti militari a Kiev. Una sede troppo delicata, questo cubo, per lasciarvi solo un’incaricata d’affari, come dal 2019 a oggi. Rimettendo la bandiera al suo posto, Biden ha nominato anche la nuova ambasciatrice: Bridget Brink. Una che era in Georgia, quando Putin attaccò coi carrarmati. E che certi scenari li conosce fin troppo bene.