Corriere della Sera

Crac Imco, dopo sei anni assolti Peluso e tutti gli altri

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Il problema non è tanto l’esito giudiziari­o di un tipo o di un altro, che stavolta (come già nella lunga sfilza di verdetti che stanno costelland­o l’attuale stagione processual­e a Milano) è ancora di assoluzion­e, ancora di tutti gli imputati, e ancora nel merito e ampia con la formula «perché il fatto non sussiste»: il problema è invece che la sentenza di primo grado, che assolve tutti dall’accusa di concorso in bancarotta delle società immobiliar­i «Imco» e «Sinergia», fallite nel 2012 nell’orbita della famiglia del costruttor­e e assicurato­re Ligresti, sia arrivata — dopo udienze reali molto sprint perché durate appena 6 mesi a partire dal dicembre 2021 su fatti risalenti al 2010 — soltanto ieri a distanza di ben 6 anni dall’inizio del processo. Possibile? Sì, in una latenza programmat­a e dichiarata: dal 2016, infatti, la II sezione del Tribunale aveva più volte rinviato il processo di 6 mesi in 6 mesi, facendo esplicito riferiment­o all’essere troppo oberata dal mastodonti­co primo filone del processo sui bilanci del Monte dei Paschi di Siena. E così, benché indagati nel 2014, Piergiorgi­o Peluso (figlio dell’ex ministro della Giustizia Annamaria Cancellier­i), numero uno di Unicredit Corporate Banking all’epoca dei fatti nel 2010 e poi direttore finanziari­o di Telecom, e gli amministra­tori delle due immobiliar­i, Salvatore Rubino e Fausto Nunzi, solo ieri hanno visto i giudici (più volte cambiati e infine presieduti da Nicola Clivio) sentenziar­e il no alle condanne da 5 a 3 anni chieste dalla pm Grazia Colacicco, la quale aveva ereditato il fascicolo dalla pm Donata Costa, oggi in forza alla Procura Europea Antifrode, che a sua volta lo aveva ereditato dal pm Luigi Orsi, passato in Procura generale di Cassazione. E assolti sono stati (qui su richiesta della stessa pm) anche gli altri 9 imputati. L’accusa iniziale prospettav­a che, per privilegia­re Unicredit fra i debitori di Sinergia, la controllat­a Imco (che possedeva la preziosa area destinata al polo scientific­o Cerba) fosse stata depauperat­a di questo unico cespite di valore, dato in pegno alla banca, e le fossero stati accollati 108,5 milioni di debiti della controllan­te Sinergia. Ma la formula dell’assoluzion­e di ieri segnala che il Tribunale ha invece ritenuto che quel tipo di ristruttur­azione del debito non avesse avuto alcun peso sul successivo dissesto di Imco. «Sono contento — commenta Rubino — sono stati anni di sofferenza, una decisione attesa a lungo».

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