Europa, la partita per Buti al Fondo salva Stati La spinta di Draghi e Franco
BRUXELLES Lunedì all’Eurogruppo i ministri finanziari dei Paesi che hanno espresso i candidati per il posto di Klaus Regling, managing director del Mes in scadenza ad ottobre, li presenteranno evidenziandone le qualità. In corsa ci sono Marco Buti per l’Italia, gli ex ministri delle Finanze portoghese João Leão e lussemburghese Pierre Gramegna, l’olandese Menno Snel, ex segretario di Stato alle Finanze. Buti è capo di gabinetto del commissario all’Economia Paolo Gentiloni e prima è stato a lungo alla guida della direzione generale Ecfin della Commissione Ue. Il ministro Daniele Franco non faticherà a caldeggiare il suo curriculum.
Se la scelta cadrà su un tecnico, Buti ha la competenza e l’esperienza per portare avanti la trasformazione del Mes, che da unico Fondo salva Stati europeo durante la crisi del debito, ha visto nell’ultima crisi scoppiata con la pandemia la concorrenza di altri strumenti comunitari. Ma alcuni Paesi storcono il naso perché l’Italia non ha ancora ratificato il trattato di riforma del Mes, stiamo aspettando di fatto la sentenza della Corte costituzionale tedesca e che lo faccia anche Berlino. Se Draghi ha deciso di far correre l’Italia in questa gara, è difficile però pensare che voglia perderla.
Il Mes è una delle quattro partite che si aprono in questi mesi. Le altre sono la guida del Single Resolution Board della Bce, del segretariato generale del Consiglio e della Bei. Lo Srb piacerebbe alla Francia. La Spagna con la ministra Nadia Calviño ha messo gli occhi sulla Bei e il segretariato interesserebbe agli olandesi. Se non si trova il consenso all’Eurogruppo, il board del Mes di metà giugno dovrà votare. La maggioranza richiesta è calcolata in base alle quote messe nel Mes. Di fatto il candidato deve piacere a Parigi e Berlino altrimenti da sole possono bloccarlo. Mentre Roma per stoppare un profilo basta che si allei con Atene. Le grandi manovre sono iniziate.