Biotecnologie, sfida italiana «Crescita forte, più talenti»
Oggi l’assemblea di Assobiotec: ora serve una nuova governance
Le biotecnologie sono state alla base di tutte le risposte alla crisi pandemica: dal sequenziamento del genoma del virus alla diagnostica molecolare, dai vaccini agli anticorpi monoclonali, tutto è basato sul biotech. E una volta per tutte ci si è accorti del suo ruolo cruciale. E se è vero che tra le quasi 800 imprese italiane si contano alcune tra le migliori eccellenze del Paese, sono tanti i temi che restano sul tappeto. Dalla necessità di compiere un salto dimensionale e di dotarsi di una governance più moderna, alla capacità di attrarre investimenti e di finanziare la ricerca. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è l’occasione che non può andare sprecata.
Di questo si parlerà oggi, dalle 11.30 alle 16 in sala Buzzati a Milano e in diretta sul sito del quotidiano. Una giornata di incontri sulle biotecnologie organizzata da Login, il mensile di innovazione del «Corriere della Sera», con Federchimica-Assobiotec. L’evento segue l’assemblea dell’Associazione che elegge il nuovo presidente (designato Fabrizio Greco) al posto di Riccardo Palmisano che ha guidato Assobiotec negli ultimi sei anni. Tra i protagonisti degli incontri, esponenti delle istituzioni e molti tra gli amministratori delegati delle maggiori aziende biotech presenti in Italia.
A Ferruccio de Bortoli, editorialista e già direttore del «Corriere», è affidato il primo intervento. Toccherà poi alla ministra dell’Università e della Ricerca Cristina Messa, intervistata dal vicedirettore del «Corriere» Daniele Manca. E, ancora, tra i relatori, Letizia Moratti, vicepresidente Welfare di Regione Lombardia, Telmo Pievani, filosofo della biologia ed evoluzionista,Giovanni Tria, già ministro dell’Economia, oggi consulente del dicastero dello Sviluppo Economico. La prima parte della giornata sarà dedicata ai temi del finanziamento alla ricerca, trasferimento tecnologico, collaborazione pubblico-privato: «Come evidenziato dallo studio EY che viene presentato oggi, non siamo competitivi: investimenti in ricerca, numero di ricercatori, capacità di attrarre capitali, collaborazioni pubblico-privato, numero di brevetti, sono tutti parametri che ci vedono arretrati rispetto ad altri Paesi europei — commenta Palmisano —. Da anni osserviamo la mancanza di una cabina di regia, che è uno dei fattori di successo nei Paesi che invece ne sono dotati». E aggiunge: «Le regole di accesso e i tempi sono troppo complessi, le riforme che l’Europa ci chiede sono lontane dall’essere attuate: gli investimenti hanno bisogno di regole del gioco e tempi certi. E il caso di Catalent che rinuncia ad investire 100 milioni in produzione biotech in Italia è la punta di un iceberg. Se non si mette rapidamente mano alla governance, ci troveremo tra qualche anno a parlare di un’enorme occasione sprecata». Il settore rappresenta un’opportunità anche per l’occupazione: secondo lo studio EY e Jefferson Wells il 53% delle professioni del biotech è in crescita. Di queste, il 70% è oggi di difficile reperimento.
Il pomeriggio sarà invece dedicato alla bioeconomia che oggi vale circa il 35% del totale, ma crescerà con gli stessi tassi del settore biotech, triplicando il proprio valore entro il 2028.