UNA VITA IN EQUILIBRIO
A Palazzo Spini Feroni foto, poster, abiti e accessori. Su tutto, una donna che coltivò una visione UNA MOSTRA CELEBRA WANDA FERRAGAMO (E IL TALENTO FEMMINILE DEL «BOOM»)
Quando «io cominciai a lavorare, in Italia non c’erano molte donne a guidare aziende. Oggi è diverso — e ne sono contenta — anche se sono consapevole di ciò che questo comporta». Per chi non ha avuto l’onore di conoscerla o di lavorare al suo fianco, Wanda Ferragamo rimane una donna che ha vissuto all’ombra del marito, «Il calzolaio dei sogni» (titolo della sua autobiografia e del docu-film firmato da Luca Guadagnino), l’uomo che diventò un mito a Hollywood portando oltreoceano il Made in Italy. Perché lui non si accontentava di fare scarpe bellissime: per renderle comode aveva studiato l’anatomia del piede, come ricordava Wanda. Non fosse stato per lei, forse non ci sarebbe stato uno stile Ferragamo. Perché in fondo è grazie alla sua intelligenza, alla sua fermezza di carattere e alla sua lucida visione economico-commerciale, se la Salvatore Ferragamo è diventata una grande casa di moda (utile netto 81 milioni di euro nel 2021).
Nel 1940, quando Wanda Miletto sposa Salvatore, aggiunge il suo tocco elegante di ragazza borghese di buona educazione. Risalgono a quegli anni le produzioni più spettacolari di Ferragamo, le decolleté con il tacco a spillo rinforzato dal metallo che conquistarono Marilyn, i sandali d’oro, i primi invisibili realizzati con il plexiglass. Wanda per più di mezzo secolo è stata una grande imprenditrice, una mamma, una nonna.
La signora Wanda che appena entrava in una stanza catalizzata l’attenzione e il rispetto di tutti, era tuttavia una persona riservata, non incline a parlare di sé, come ricorda Stefania Ricci, curatrice della mostra «Donne in equilibrio, 1955/1965». Aveva una grande facilità nella scrittura: centinaia sono le lettere indirizzate ai familiari, ai dipendenti, alle personalità internazionali. Il tema della globalizzazione la spinse a scrivere ai suoi lavoratori: «Trovo meraviglioso che il mondo si conosca, si unisca. Noi ci scambiamo prodotti e voi siete direttamente coinvolti: la vostra fatica, le vostre creazioni, il vostro prodotto volano in ogni dove». Wanda Miletti è solo diciottenne quando conosce Ferragamo, 24 anni più grande di lei. È la figlia di Fulvio Miletti, sindaco e medico condotto di Bonito, paese di poche anime in Irpinia. Salvatore, nato nel 1898, ha origini umili: undicesimo di 14 figli, a 9 anni è già ciabattino a bottega. Artigiano abilissimo, appena 16enne parte per gli Usa dove diventa il calzolaio delle dive. Dopo il crac del ’29 torna e comincia a lavorare a Firenze, la culla degli artigiani della pelle più bravi del mondo. Nel 1937 compra Palazzo Spini Feroni e lo restaura, facendone quella che diventerà la sede della maison Ferragamo. Il calzolaio delle dive — Greta Garbo, Sophia Loren, Audrey Hepburn, Anna Magnani — però non dimentica Bonito e quando il sindaco gli chiede un contributo per trasformare un capannone nella mensa per i poveri si presenta a casa dei Miletti. «Mio padre era fuori, lo accolsi io», raccontava Wanda. «Complimenti per il contributo che dà alla bellezza femminile». Lui le chiede di mostrarle il piede e lei arrossisce per quel buco piccolissimo sulla punta dell’alluce. Qualche giorno dopo le fa recapitare una francesina con tacco 7, la zeppa a squamette. La scarpa di fidanzamento è ancora in produzione. Quando nel 1960 Salvatore muore, Wanda ha 39 anni e sei figli; Fiamma, la più grande ha 19 anni e Massimo due.
Lei, che non si era mai occupata
"Le capacità manageriali Non fosse stato per lei, forse oggi non ci sarebbe stato uno stile Ferragamo
del lavoro del marito, è stata capace di prenderla in mano, portare avanti senza interruzione il successo di Salvatore, unendo azienda e famiglia. Con una forza eccezionale, dietro il sorriso sempre aperto, sfodera un talento innato, la capacità di vedere tutto: «Mi bastano cinque minuti per capire se una cosa non va». Ha tenuto con fermezza il timone dell’azienda che oggi conta circa 3.600 dipendenti e 400 punti vendita nel mondo. Prima in solitudine, poi assistita dai figli Fiamma (scomparsa nel 1998), Giovanna, Ferruccio, Fulvia (mancata nel 2018), Leonardo, Massimo, fino alla quotazione in borsa nel 2011.
Ai nipoti confessò di aver scritto: «Non conformatevi a quanto di brutto accade nel mondo, ma lasciatevi trasformare, migliorando il vostro modo di pensare, di agire e di essere in armonia con tutto ciò che è buono e gradito al Signore».