La serie A cerca di fare gol negli Usa Un mercato difficile ma sterminato da conquistare
NEW YORK Dalla Fiorentina alla Roma, dal Milan all’Atalanta passando per Bologna, Venezia, Genoa e Spezia, sono ormai otto le squadre di calcio della prima divisione di proprietà americana (mentre l’Inter è in mani cinesi). E imprenditori Usa continuano ad acquistare anche team delle leghe minori: la serie B (Spal, Parma, Pisa, Como) e anche la C con Padova, Triestina, Pistoiese, Ancona-Matelica, fino al tentativo di Robert Lewis e John Aiello di rilanciare il Cesena, che era fallito nel 2018. Diventata, ormai, per quasi metà americana, la serie A sbarca a New York per cercare di creare un legame più solido con gli Stati Uniti e il loro sterminato mercato. Da qualche mese la Lega di serie A, guidata da Lorenzo Casini, ha aperto un ufficio nella Mela e da due giorni in Madison Avenue si può visitare la mostra temporanea Calcio is Back, organizzata insieme all’ICEITA nel cuore della Manhattan della moda: questa settimana una via tricolore con oltre 30 negozi che celebrano con eventi il made in Italy e lo stile italiano. Martedì prossimo, poi, il Metropolitan Museum, che un mese fa ha ospitato il Met Gala, evento mondiale della moda e della mondanità, farà da cornice al gala della serie A: ad accogliere gli ospiti americani, comprese celebrity di altri sport, dal basket al football Nfl, ci saranno molti presidenti e amministratori di squadre italiane e diversi dei campioni più noti del nostro calcio, da Del Piero a Pirlo, da Nesta a Cannavaro. Gli americani investono in Italia, ma avvicinare l’audience Usa al nostro calcio non è facile: l’America consuma molto sport, ma ha un’offerta sterminata, dai campioni Nba all’hockey. E nel calcio straniero la Premier League inglese la fa da padrona, seguita dalla Liga spagnola. Ma con buone strategie di marketing, con la giusta narrativa in tv, si può progredire, come dimostra la forte crescita dell’interesse Usa per
Martedì al Metropolitan Museum il gala della A: la scommessa americana può rivelarsi un salto culturale per il calcio italiano
la Formula 1, fin qui ignorata a favore di Nascar e Formula Indy. La serie A sta lavorando su vari fronti: dai rapporti con le scuole alle reti tv, al canale della ristorazione italiana, la più apprezzata nel Paese, per promuovere il calcio. Si era anche pensato a un piccolo campionato italiano in Florida a novembre, durante i Mondiali, ma alla fine il progetto è rientrato: difficoltà organizzative e forse la Fifa non gradiva. Mercato difficile quello Usa, ma sterminato, con possibilità di crescita: basti dire che qui la Premier inglese incassa diritti televisivi dieci volte superiori a quelli ricevuti dal calcio italiano. La scommessa americana può essere anche l’occasione per far fare un salto di cultura manageriale a un mondo che, nonostante le tante proprietà straniere, continua ad essere gestito con logiche artigianali o da piccola impresa familiare. Anche questi sono valori italiani importanti e non bisogna per forza inseguire gli eccessi di professionismo degli Usa, ma la crisi — economica e di risultati internazionali — del calcio italiano fa ritenere che ci siano ampi spazi per una correzione di rotta.