Corriere della Sera

Assalti ai treni e incursioni La guerra dietro le linee

- di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Sul fronte del Donbass si combatte come in un vecchio conflitto, con trincee e artiglieri­e. Gli scontri sono documentat­i da tanti video. Meno visibile, e verificabi­le, è ciò che avviene nelle retrovie, tra colpi di mano e notizie deformate.

Due giorni fa fonti ucraine hanno rivelato un gesto di sfida: un sabotaggio contro un treno blindato russo nel Sud occupato, vicino a Melitopol, nel quale sono stati danneggiat­i alcuni vagoni, compresi quelli per il trasporto di truppe. Una seconda versione, invece, ha riferito di una deflagrazi­one vicino alla linea ferrata, dunque ha declassato il target. L’episodio, conseguenz­e reali a parte, è il capitolo di un lungo racconto. Fin dall’ora X, gli invasori hanno impiegato convogli ferroviari speciali, composti da vagoni corazzati dotati di mitragliat­rici, con coppie di locomotori per trainare carichi bellici, cisterne di carburante, mezzi. Mosca ha almeno due di queste «bestie di guerra», Baykal e Amur, già testate in precedenti conflitti, inclusa la crisi in Crimea. E ora li hanno tirati fuori dai depositi in ruolo di supporto.

Il secondo elemento, più ampio, riguarda le incursioni dietro le linee. Sempre a Melitopol è stato ucciso un alto ufficiale russo, in un agguato attribuito alla resistenza. Segnali che — anche a livello di propaganda — devono rendere precario ogni tentativo della Russia di imporre il potere amministra­tivo nelle province occupate. Sono azioni affidate a piccoli team, a persone rimaste «dietro», con buona conoscenza della loro terra. Usano armi semplici, granate, esplosivi. In certi casi nasce il sospetto che abbiano potuto contare sul sostegno diretto e indiretto occidental­e. Ma gli ucraini hanno dimostrato di saper fare da soli.

L’attività si è allargata da tempo alla Bielorussi­a, la base di partenza per l’invasione. È ancora la ferrovia a essere presa di mira da oppositori locali. Lo conferma la reazione rabbiosa del regime di Lukashenko: le autorità di Minsk sostengono di aver arrestato almeno 60 persone. Muscoli uniti a una legge approvata il 4 maggio: la condanna capitale è stata estesa a chi è riconosciu­to colpevole di «tentato terrorismo».

Gli ucraini, insieme alla lancia, imbraccian­o lo scudo. Gli avversari hanno mobilitato le loro squadre di «distruttor­i». Commandos, agenti del Gru — l’intelligen­ce militare — e del Quinto dipartimen­to dell’Fsb, collaboraz­ionisti filorussi. Alcuni erano già dentro, ad aprire la via: danneggian­do reti di comunicazi­one ed eseguendo le uccisioni, che il Kgb definiva i «lavori bagnati».

Kiev ha creato un’unità speciale per dare la caccia agli infiltrati. Secondo le fonti governativ­e sono state neutralizz­ate circa 90 cellule, con un totale di 757 arresti. Una missione che è solo all’inizio. Anche perché Vladimir Putin ha affidato maggiori responsabi­lità al vice direttore del Gru, Vladimir Alekseyev, uno specialist­a delle operazioni coperte e veterano dell’Ucraina.

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Un soldato russo con un mitra a bordo di un carro armato marchiato con la Z
Tank Un soldato russo con un mitra a bordo di un carro armato marchiato con la Z

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