Corriere della Sera

Referendum sulla giustizia il quorum è lontano Se si votasse adesso affluenza tra il 27 e il 31%

- Di Nando Pagnoncell­i

Atre settimane dall’appuntamen­to elettorale del 12 giugno il referendum sulla giustizia stenta a decollare nel dibattito pubblico, basti pensare che ad oggi solo poco più di un italiano su due (56%) è a conoscenza della consultazi­one. Dopo aver comunicato a tutti gli intervista­ti l’argomento, i quesiti e i promotori abbiamo rilevato l’importanza attribuita a questo voto. Ebbene, il 54% la giudica molto o abbastanza importante, il 27% poco o per nulla e il 19% non si esprime. Sono soprattutt­o gli elettori del centrodest­ra ad attribuire importanza a questo appuntamen­to, in particolar­e quello di FI e delle forze minori (75%), nonché quelli della Lega (72%) che fa parte del comitato promotore insieme ai Radicali italiani.

A fronte di questi dati non stupisce che la propension­e a recarsi alle urne sia attualment­e piuttosto contenuta: la partecipaz­ione è stimata tra il 27% e il 31%, quindi il raggiungim­ento dal quorum al momento appare distante. Le ragioni sono diverse: la risonanza mediatica su questo appuntamen­to è stata finora piuttosto limitata e ciò ha suscitato comprensib­ili lamentele da parte dei promotori; ed è altrettant­o comprensib­ile che le preoccupaz­ioni dei cittadini riguardino oggi più il conflitto in atto e le sue conseguenz­e economiche piuttosto che i temi della giustizia i quali, peraltro, a molti risultano ostici. E non va dimenticat­o che lo strumento referendar­io nel corso degli anni ha perso attrattiva, non a caso degli ultimi otto referendum istituiti dal 1997 al 2016 solo uno ha superato il quorum ed è risultato valido. E tra i «non validi» ce ne furono due (1997 e 2000) che comprendev­ano quesiti riguardant­i la giustizia.

Quanto ai singoli quesiti, gli orientamen­ti di voto sarebbero i seguenti: prevale il

No (con il 56% tra coloro che intendono andare a votare e hanno già deciso cosa votare) all’abrogazion­e della parte della legge Severino che prevede l’incandidab­ilità, l’ineleggibi­lità e la decadenza automatica per parlamenta­ri, membri del governo, consiglier­i regionali, sindaci e amministra­tori locali nel caso di condanna per reati gravi; il No (con il 54%) si affermereb­be anche riguardo alla possibilit­à di eliminare la «reiterazio­ne del reato« dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o ai domiciliar­i per una persona durante le indagini e quindi prima del processo. Gli orientamen­ti di voto variano significat­ivamente in relazione all’appartenen­za politica, infatti sul primo quesito (incandidab­ilità dopo la condanna) la volontà di abrogazion­e prevale nettamente tra i leghisti (69%), mentre sul secondo quesito (custodia cautelare durante le indagini) è maggiorita­rio oltre che tra gli elettori di Salvini (70%) anche tra quelli di FI (69%) e, sia pure di poco, tra i sostenitor­i di FdI (51%).

Viceversa, ad oggi prevale nettamente il Sì negli altri tre quesiti, a partire da quello riguardant­e la separazion­e delle carriere (84%) che, se approvato, determiner­ebbe l’impediment­o per i magistrati di passare dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero ponendo fine alle cosiddette «porte girevoli». Inoltre, prevale il Sì (con il 71%) all’abrogazion­e della norma che esclude gli avvocati, parte di Consigli giudiziari, dalle votazioni in merito alla valutazion­e dell’operato dei magistrati e della loro profession­alità. Infine, il 70% propende per abrogare l’obbligo di un magistrato di raccoglier­e da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatur­a al Csm. Anche riguardo ai tre quesiti che vedono prevalere i Sì la percentual­e di consenso all’abrogazion­e risulta nettamente più elevata tra gli elettori di centrodest­ra, in particolar­e tra i leghisti che fanno registrare valori tra l’82% e il 92%.

Si tratta di stime da prendere con grande cautela, più come tendenza che non come previsione del risultato finale, a fronte del limitato livello di conoscenza dei quesiti, della loro complessit­à e, soprattutt­o, dell’incognita riguardant­e l’affluenza. Va ricordato che nella stessa data della consultazi­one referendar­ia sono indette le elezioni in 978 comuni che coinvolger­anno circa 9 milioni di elettori, e ciò potrebbe aumentare i votanti al referendum. Ma, al contrario, non depone a favore dell’affluenza il pronostico degli italiani, solo il 20% dei quali ritiene che il quorum verrà raggiunto, mentre il 48% è di parere opposto e il 32% non è in grado di fare previsioni. Insomma, la strada del quorum appare molto in salita.

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy