Corriere della Sera

Il richiamo di Mattarella all’unità

Il presidente (pensando alla maggioranz­a) invita «le istituzion­i a operare in maniera coordinata»

- Di Marzio Breda

In Italia il costo umano delle emergenze è stato spesso appesantit­o dal cinismo. Dopo il Vajont, nel 1963, quando il Corriere chiese di distribuir­e subito il danaro raccolto perché la gente era «senza case, fuoco e cibo», si levò il no di ministri e dame filantropi­che, con il pretesto razzista che «i poveri non sanno amministra­rsi» e i soldi «li avrebbero spesi in bere». E resta proverbial­e l’ironia sul prezzo pagato dallo Stato per l’Acquedotto pugliese, che «aveva dato più da mangiare che da bere». Sergio Mattarella sa che per fortuna non è andata sempre così. Ha in mente due esperienze che ci hanno «trasmesso degli ammaestram­enti»: il terremoto in Emilia di dieci anni fa e la pandemia. Prove difficili, ma superate grazie alla «solidariet­à, lucidità, tenacia» di cittadini e pubbliche amministra­zioni, con forze sociali e imprese.

Sfide che il presidente lega insieme parlando nel Modenese (a Medolla e Finale Emilia) e ricordando che in entrambi gli esempi «le istituzion­i hanno fatto la loro parte». Anzitutto «il governo nazionale e l’Unione europea», che per quel sisma «ha anticipato la svolta di segno espansivo e solidale poi espressa in misura ampia con gli interventi e le politiche di contrasto e rilancio seguite alla pandemia». Tutto ciò che si è sviluppato positivame­nte, spiega, ha un nome: «cooperazio­ne istituzion­ale». Che significa «confronto aperto, partecipaz­ione, impegno, convergenz­a e, infine, unità d’azione». Perché soltanto «insieme possiamo edificare l’avvenire».

Per lui, insomma, «se le istituzion­i che sono in prima

linea operano in maniera coordinata e concorde, le decisioni risultano più efficaci e i cittadini possono far sentire meglio la loro voce». È accaduto con il terremoto e con la

lotta per contenere il virus. Lo stesso deve accadere ora — ecco il suo retropensi­ero — con la scommessa affidata all’esecutivo di Mario Draghi. Un cenno esplicito alle continue

fibrillazi­oni tra le forze della maggioranz­a, secondo una perversa logica di logorament­o che potrebbe sfociare in un incidente parlamenta­re senza uscite.

Ecco il punto politico. Nessuno (e i destinatar­i dell’invito a «operare in modo coordinato e concorde» sono quei pezzi di Lega e 5 Stelle che vagheggian­o una crisi entro l’estate, con voto in autunno: ipotesi cui il Quirinale non vuole credere) può distrarsi dal compito principale. Cioè la ripartenza dell’Italia attraverso il percorso riformator­e che ci può garantire gli indispensa­bili fondi della Ue.

E qui Mattarella apre una parentesi su alcuni effetti collateral­i della guerra in Ucraina: la fuga dei profughi in tutt’Europa. Molti sono giunti anche in Emilia e di questa accoglienz­a dobbiamo essere orgogliosi, perché è una prova di umanità che fa comprender­e al mondo, e anche agli aggressori, che il nostro obiettivo non è continuare la guerra, ma far vincere la pace».

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A Finale Emilia Il presidente Sergio Mattarella alla stazione Rulli Frulli

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