Vaiolo delle scimmie, i casi sono tre
Roma, sono giovani uomini: screening su trenta contatti. Il virus sarà isolato la prossima settimana
ROMA Salgono a tre i casi italiani accertati di monkeypox, il vaiolo delle scimmie. Si tratta di tre uomini, giovani, oggi ricoverati allo Spallanzani, che non hanno mai avuto contatti tra loro. Ad accomunarli ci sarebbero solo dei recenti viaggi all’estero: per due (tra cui il caso zero) alle Canarie e per uno a Vienna. «Ma — ci tiene a precisare subito il direttore generale dell’Istituto per le malattie infettive di Roma, Francesco Vaia — non c’è nessun nuovo allarme».
Dopo oltre due anni di pandemia da Covid-19 e il recente primo spiraglio di ritorno alla normalità di questi ultimi mesi, tanti infatti temevano la violenza di un nuovo virus. A rassicurarli arrivano le parole dell’Inmi: «Siamo davanti a un agente conosciuto: sappiamo che si trasmette con lo scambio di liquidi biologici e che ha un’incubazione di 1214 giorni. Inoltre i pazienti sono in discrete condizioni di salute. Uno solo ha presentato febbre di breve durata, mentre tutti e tre hanno un ingrossamento delle ghiandole linfatiche e la comparsa di un numero limitato di piccole pustole cutanee localizzate — ha spiegato ancora Vaia —. Vengono trattati con terapia sintomatica e al momento sembra sia sufficiente. Ma qualora ce ne fosse bisogno e se ne rendesse necessaria una specifica, allo Spallanzani abbiamo farmaci antivirali sperimentali pronti per essere utilizzati».
Se da un lato si pensa a curare chi il virus lo ha contratto, dall’altro l’obiettivo principale ora è capire come funziona per cercare di studiarlo nel miglior modo possibile. La prossima settimana il laboratorio di Virologia dello Spallanzani conta di isolarlo. E sarà così possibile eseguire tutta una serie di indagini sperimentali. «Come per esempio capire il grado di protezione anticorpale di chi ha più di 50 anni ed è vaccinato contro il vaiolo», ha aggiunto il virologo e direttore scientifico della Societa italiana di malattie infettive, Massimo Andreoni.
Nel Lazio sembra quasi un deja vu: a Roma — era il 29 gennaio del 2020 — i primi due malati di Covid, ovvero la coppia di turisti cinesi di Wuhan, come pure i primi tre italiani a contrarre il vaiolo delle scimmie. «Aggiorno costantemente il ministro della Salute, Roberto Speranza, sull’evoluzione della situazione. Il tracciamento è partito ed è importantissimo — ha detto l’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato —. Per ogni caso stiamo testando almeno una decina di contatti». «Questo aspetto sì, funziona esattamente come per il Covid — conclude Francesco Vairo, responsabile del Seresmi (Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive) —. C’è l’isolamento fiduciario e il tracciamento dei contatti, con monitoraggio giornaliero. La situazione è in evoluzione».
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