UNA CITTÀ DUE MONDI
Torino e quel confine tracciato dal Po Centro e collina, diverse filosofie di vita. E intanto torna Cavour in versione pop
Il cuore delle tappe piemontesi del
Giro d’Italia è la frazione che da Santena arriva a Torino con un circuito cittadino fatto di salite e discese molto complicate. Una tappa di montagna in città, praticamente: scelta insolita, date le Alpi (e il Monviso) lì di fronte. Ma è solo una delle stranezze di questa tappa. Santena dista una ventina di chilometri da Torino: per quanto il circuito venga ripetuto, resta una delle tappe più brevi di tutta la corsa.
Il non detto di questa frazione che lega Santena a Torino, la campagna alla città, i campi ai palazzi, è la celebrazione di un grande italiano, forse colui che più di tutti se ne può fregiare: Camillo Benso conte di Cavour.
Nato e morto a Torino, ha voluto farsi seppellire a Santena, nel palazzo di famiglia dove oggi c’è un memoriale che conserva ricordi, documenti e — ovviamente
— la tomba. E dove, per scelta dell’attuale governo, nascerà uno dei tre poli della scuola di alta amministrazione. «Così come nel 1853 Cavour varò la riorganizzazione dello Stato sabaudo, oggi stiamo costruendo una nuova Pa per la ricostruzione di una nuova Italia dopo lo shock della pandemia», ha spiegato recentemente il ministro Brunetta. Un modo per ridare lustro a un personaggio chiave del Risorgimento, in una terra che ha tanto amato.
Sindaco per diciassette anni di Grinzane, piccolo centro nel cuore delle Langhe in cui ha anche affinato le sue attività imprenditoriali e agricole che poi ha portato anche a Santena: l’asparago, per esempio. «Trovate il modo per garantirne la prosperità e la floridezza», disse ai migliori scienziati dell’epoca a proposito dell’asparago locale che proprio in questi giorni è al massimo del suo gusto. Da Santena a Torino è il viaggio nel Risorgimento italiano, fino al pieno centro del capoluogo, in Piazza Carignano, sede del primo Parlamento. A Torino, finalmente Cavour è tornato centrale, anche in una versione un po’ pop. Il tavolo che era solito usare al Ristorante Del Cambio, il suo angolo al Bicerin in Piazza della Consolata, la Confetteria Stratta di piazza San Carlo, dove si narra che nel 1860 acquistò per 2.547 lire e 60 centesimi, 29 chili di marron glacés, 18 di sorbetto, 37 di frutti caramellati, paste, confetture e meringhette
La primavera degli asparagi di Santena (amatissimi dal Conte) porta sotto la Mole una tappa nervosa, un circuito cittadino di salite e discese segnato dal mito di Coppi e dai brividi firmati Dario Argento
destinate a un ricevimento ufficiale. E ovviamente, il Palazzo Cavour, dove è nato e morto.
Ma l’occasione di questa tappa è anche fare conoscere l’altra Torino, quella più riservata, quasi austera. La collina delle ville dei nobili così ben dipinte da Dario Argento in «Profondo Rosso» e da Fruttero & Lucentini ne «La donna della domenica».
Colle della Maddalena e Colle di Superga per un circuito cittadino di 36 chilometri da ripetersi due volte. L’altra Torino al di là del Po rappresenta un diverso modo di vivere la città, essendo già in campagna. È una città con i propri riti, le proprie lamentele e priorità: i telefonini che non prendono, i riders che non possono arrivare, gli autobus che passano di rado, la neve che blocca tutto, i cinghiali che imperversano. Tutti problemi sconosciuti alla Torino del Salone del Libro e dell’Eurovision.
Chi sta al di là dei ponti, si vanta(va) di non mettere piede in centro. «Si vive così bene nel borgo»: ci sono i licei, le botteghe che chiudono tutte all’ora di pranzo, i ristoranti, i circoli di canottaggio, i club sportivi. Tutto dominato dal Monte dei Cappuccini e della Chiesa della Gran Madre, fulcro della precollina. Per chi vive oltrepo, non c’è nulla da invidiare alla caotica città. E in più c’è la vista sulla Mole e le Alpi. Il «derby» tra le due Torino, una specie di rive gauche e rive droite per la piccola Parigi italiana, non prevede vincitori né vinti, anche perché non c’è mai un fischio finale in un continuo saliscendi di mode e tendenze. Oggi un traguardo c’è, a pochi metri dal monumento a Fausto Coppi lungo Corso Casale, ai piedi della collina. Perché in una città dominata dalla statue, c’è anche quella al più forte ciclista di sempre.