Bombolette e pennelli disegnano l’energia E con le Cabine in rosa la street art colora il Giro
Nove centraline trasformate in un museo all’aperto
Una cabina elettrica è dedicata ad Alfonsina Strada, l’impavida ciclista che nel 1924 partecipò al Giro d’Italia sfidando gli uomini e soprattutto i pregiudizi. Lo street artist veneto Diego Montagner si è immaginato una ragazza giovane con i capelli raccolti in treccine, casco e abbigliamento tecnico. Guarda verso l’orizzonte. «Libera i tuoi sogni e osa vivere la vita che hai sognato» è il messaggio che accompagna l’opera. Sono nove le cabine elettriche selezionate per questa nuova edizione di «cabine in rosa», il progetto promosso sin dal 2019 dal Giro d’Italia in collaborazione con E-Distribuzione. Due realtà che «hanno in comune la passione per le persone, l’impegno e l’amore per il territorio», dice Vincenzo Ranieri, ad di E-Distribuzione, società che gestisce la più grande rete di distribuzione di media e bassa tensione in Italia. «“Cabine in rosa” è il nostro omaggio alla bellezza del Paese. Trasformiamo le cabine elettriche in vere e proprie tele per la Street Art e facendo convivere i valori di sostenibilità, innovazione e rispetto per l’ambiente che da sempre caratterizzano la nostra società».
Da strutture che garantiscono il servizio elettrico le cabine si trasformano in un museo diffuso e a cielo aperto, con opere firmate dai migliori street artist italiani: Andrea Sposari, Roberta Fiorito, Giulio Giordano, Diego Montagner, Zeus40, «Technicalz», DEH Creations, Neve e Roberto «Obi» Candotti. Elettricità e Giro d’Italia (la corsa rosa elettrizzante lo è con tutta quell’adrenalina che sprigionano gli atleti ad ogni tappa) il tema su cui confrontarsi, un soggetto che Sposari ha nel Dna, laureato in Ingegneria elettrica al Politecnico di Milano e diventato artista per passione. La bomboletta o il pennello che si muovono veloci sui muri, per tracciare graffiti e linee che si riempiono di colori, sgocciolature, macchie. Un’arte su grandi dimensioni, che dà vita ai luoghi più incolori. Un’arte fuori da musei e pinacoteche per ridare personalità (e spesso un’economia nuova) a borghi e cittadine magari dimenticati. Fiorito è l’artista calabrese che lavora con le comunità locali, nel trasformare la sua cabina è tornata ai ricordi d’infanzia: «Da piccola, nei miei sogni, la bici era un destriero e le corse in bicicletta un galoppo infinito. Il cavallo, d’altronde, è l’animale simbolo dell’energia per antonomasia», dice l’artista. Per Giordano le strade sono gialle e riflettono i colori della sua terra, la Basilicata. Forza, fatica, sudore e tanti occhi che osservano hanno catturato la creatività di Zeus40, Technicalz e Neve (l’artista torinese è considerato tra i maggiori esponenti del neomuralismo, tra i suoi lavori i poster Why per i monaci tibetani e il David con la kefiah). Si mimetizza con il panorama dolomitico circostante la cabina di Obi, l’artista-cestista
Ranieri (E-Distribuzione) «È il nostro omaggio alla bellezza del Paese e ai nostri valori»
carnico (alto 192 centimetri) che di recente ha unito le sue passioni in un omaggio a Kobe Bryant per il team di Tolmezzo con cui ha giocato a lungo come ala. «I muri delle nostre infrastrutture elettriche diventano elementi di pregio artistico capaci di integrarsi nel territorio urbano ed extra urbano, e anche un ricordo del passaggio della Corsa Rosa», dice Ranieri. «Cabine in rosa» presenta quest’anno una novità: tutti gli artwork sono stati realizzati con un tipo di vernice che assorbe la Co2. Un piccolo passo per un grande messaggio in favore di habitat e sostenibilità.