«Il caso Pinelli: gli altri silenzi che pesano»
Caro Aldo, premesso che condivido pienamente il suo articolo («Il silenzio che pesa», Corriere, 17 maggio) e che considero l’assassinio del commissario Luigi Calabresi una cosa immonda e assolutamente ingiustificabile, ci sono però, almeno per me, che non ho mai fatto distinzione nella morte se qualcuno diventa un eroe e altri praticamente dimenticati o quasi, anche altri silenzi che pesano. Mi riferisco alla tragica morte di Pinelli, arrestato ingiustamente da innocente solo per il pregiudizio di essere anarchico e poi trattenuto illegalmente oltre il limite consentito dalla legge. E questo sarà stato deciso da qualcuno o no? E se fosse stato rilasciato nelle 24 ore canoniche non sarebbe certo «precipitato». Ma se il clima di odio è sicuramente durato così tanto chi ne aveva l’autorità perché non l’ha trasferito in tempo? Ma su questi episodi fondamentali, il silenzio pesa e come. Rendo pieno riconoscimento alla grande dignità dell’intera famiglia Calabresi che non ha mai formulato parole fuori posto in tutti questi anni nonostante la tragedia su loro abbattuta.
Giorgio Bernasconi