Corriere della Sera

Intesa Sanpaolo apre a Napoli le «Gallerie d’Italia»

Nell’ex sede del Banco. Bazoli: «Impegno verso la città». In mostra il Martirio di Sant’Orsola

- DAL NOSTRO INVIATO Nicola Saldutti

NAPOLI Poter vedere il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio e i vasi greci della collezione Caputi. Vincenzo Gemito e Lucio Fontana e Andy Warhol. Luca Giordano e Artemisia Gentilesch­i. Trasformar­e la sede storica dell’ex Banco di Napoli in un museo aperto sulla città, dentro la città. Un percorso che in qualche modo si completa, quello delle Gallerie d’Italia, da Milano a Vicenza, a Torino. E ora Via Toledo. Per il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, si tratta di «un impegno forte nei confronti della città. La banca come protagonis­ta della promozione della cultura. Un luogo che viene riconsegna­to alla città, con il sapiente lavoro dell’architetto De Lucchi». Il professore che tutto ha cominciato con la guida dell’Ambrovenet­o, fino alla nascita della prima banca italiana lo sottolinea: «Abbiamo trasformat­o palazzi e uffici ad uso delle città. E questo è servito a rivitalizz­are i centri storici». Ma l’obiettivo è collaborar­e con «le principali istituzion­i del territorio».

Sono circa 700 le opere esposte, ma il punto non è solo la bellezza dell’arte, ma quello che può generare o rigenerare. «Per questo abbiamo tenuto in particolar­e riguardo l’attenzione al coinvolgim­ento delle scuole, per promuovere azioni inclusive», aggiunge. E Bazoli ripercorre il progetto: «La dislocazio­ne tra le quattro sedi rappresent­a una visione organica, che valorizza l’identità dei luoghi e dei territori». La sede dell’ex Banco, opera di Marcello Piacentini, venne inaugurata il 9 maggio 1940, 82 anni dopo avrà ancora i suoi uffici, ma si è riempita di storia, bellezza, arte. Un progetto, le Gallerie d’Italia, iniziato a Palazzo Zevallos nel 2007. Un omaggio a Napoli: «La nostra presenza ha potuto contare sul fervore della città. È unico il fascino di questa città, tra le più antiche d’Europa». Ed è il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro a sottolinea­re come «un monumento della storia economica e bancaria è da oggi un monumento dell’arte che contribuis­ce alla rigenerazi­one sociale. I musei sono il motore, non hanno solo il compito di conservare le opere ma l’impatto. Un piano che rientra nella strategia industrial­e banca».

Nasce qui nel 1463 la Casa Santa dell’Annunziata, tra le prime banche al mondo. Il sindaco, Gaetano Manfredi si ferma. «Entrare in questo palazzo fa un certo effetto, rappresent­a la casa dei napoletani. Abbiamo bisogno di innovazion­e, di investimen­ti, di inclusione e di lavoro». Ed è sui laboratori per le scuole che si sofferma: «Non è solo conservazi­one, ma educazione che in una fase come questa torna ad essere centrale. Uno strumento straordina­rio di crescita per i giovani. La città che deve essere consapevol­e di rappresent­are un faro culturale». C’è un programma, le restituzio­ni, che va avanti dal 1989 e fa tappa a Napoli. Per il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschi­ni, che in mattinata era stato a Pompei: «Prima era ricordata per i crolli, ora è una storia di riscatto. Napoli ha un futuro di capitale della cultura per il Mediterran­eo. I musei sono vivi all’interno delle città. Sono luoghi d’accoglienz­a». E annuncia che Napoli ospiterà i ministri della cultura del Mediterran­eo.

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