Intesa Sanpaolo apre a Napoli le «Gallerie d’Italia»
Nell’ex sede del Banco. Bazoli: «Impegno verso la città». In mostra il Martirio di Sant’Orsola
NAPOLI Poter vedere il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio e i vasi greci della collezione Caputi. Vincenzo Gemito e Lucio Fontana e Andy Warhol. Luca Giordano e Artemisia Gentileschi. Trasformare la sede storica dell’ex Banco di Napoli in un museo aperto sulla città, dentro la città. Un percorso che in qualche modo si completa, quello delle Gallerie d’Italia, da Milano a Vicenza, a Torino. E ora Via Toledo. Per il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, si tratta di «un impegno forte nei confronti della città. La banca come protagonista della promozione della cultura. Un luogo che viene riconsegnato alla città, con il sapiente lavoro dell’architetto De Lucchi». Il professore che tutto ha cominciato con la guida dell’Ambroveneto, fino alla nascita della prima banca italiana lo sottolinea: «Abbiamo trasformato palazzi e uffici ad uso delle città. E questo è servito a rivitalizzare i centri storici». Ma l’obiettivo è collaborare con «le principali istituzioni del territorio».
Sono circa 700 le opere esposte, ma il punto non è solo la bellezza dell’arte, ma quello che può generare o rigenerare. «Per questo abbiamo tenuto in particolare riguardo l’attenzione al coinvolgimento delle scuole, per promuovere azioni inclusive», aggiunge. E Bazoli ripercorre il progetto: «La dislocazione tra le quattro sedi rappresenta una visione organica, che valorizza l’identità dei luoghi e dei territori». La sede dell’ex Banco, opera di Marcello Piacentini, venne inaugurata il 9 maggio 1940, 82 anni dopo avrà ancora i suoi uffici, ma si è riempita di storia, bellezza, arte. Un progetto, le Gallerie d’Italia, iniziato a Palazzo Zevallos nel 2007. Un omaggio a Napoli: «La nostra presenza ha potuto contare sul fervore della città. È unico il fascino di questa città, tra le più antiche d’Europa». Ed è il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro a sottolineare come «un monumento della storia economica e bancaria è da oggi un monumento dell’arte che contribuisce alla rigenerazione sociale. I musei sono il motore, non hanno solo il compito di conservare le opere ma l’impatto. Un piano che rientra nella strategia industriale banca».
Nasce qui nel 1463 la Casa Santa dell’Annunziata, tra le prime banche al mondo. Il sindaco, Gaetano Manfredi si ferma. «Entrare in questo palazzo fa un certo effetto, rappresenta la casa dei napoletani. Abbiamo bisogno di innovazione, di investimenti, di inclusione e di lavoro». Ed è sui laboratori per le scuole che si sofferma: «Non è solo conservazione, ma educazione che in una fase come questa torna ad essere centrale. Uno strumento straordinario di crescita per i giovani. La città che deve essere consapevole di rappresentare un faro culturale». C’è un programma, le restituzioni, che va avanti dal 1989 e fa tappa a Napoli. Per il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che in mattinata era stato a Pompei: «Prima era ricordata per i crolli, ora è una storia di riscatto. Napoli ha un futuro di capitale della cultura per il Mediterraneo. I musei sono vivi all’interno delle città. Sono luoghi d’accoglienza». E annuncia che Napoli ospiterà i ministri della cultura del Mediterraneo.