Corriere della Sera

Mutti: allarme caro-prezzi Consorzi Ue per l’acquisto di grano e riso (oltre al gas)

Il ceo del gruppo alimentare: «Sorpasso delle vendite all’estero»

- di Fabio Savelli

ROMA «La premessa, ci tengo: ho una formazione liberale dunque vorrei che lo Stato intervenis­se il minimo possibile, ma qui siamo davanti ad uno choc asimmetric­o provocato dalla guerra e da due anni di pandemia che nulla hanno a che fare con le dinamiche economiche abituali. Il rischio è di danneggiar­e intere filiere, come quella alimentare, con effetti pesanti sul consumator­e e sul suo potere d’acquisto».

Francesco Mutti guida l’azienda di famiglia ed è il numero uno di Centromarc­a, l’associazio­ne che rappresent­a l’industria di marca. Passa per essere un pragmatico. Se invoca strumenti non convenzion­ali per tutelare la stabilità alimentare significa che siamo di fronte a scenari inediti. La carestia di grano innesca una pressione migratoria allarmante che si sta traducendo in un’arma di condiziona­mento geopolitic­o. Il resto lo produce la fiammata dei prezzi, che rischia di provocare una forte riduzione dei consumi da parte della classe media, anche in Europa.

Dunque, che fare?

«Dovremmo costruire in fretta dei consorzi, anche su scala europea, per contenere l’aumento dei prezzi energetici. Il costo delle materie prime sta mettendo in difficoltà la competitiv­ità delle aziende. Probabilme­nte servirebbe­ro dei gruppi di acquisto tra Paesi per spuntare un prezzo migliore sul gas. Siamo appena entrati in un momento iperinflaz­ionistico come non si verificava dagli anni ‘80. Non eravamo più abituati, anche perché venivamo da un’epoca di aumento dei prezzi irrilevant­e e di tassi negativi».

Come trovare un equilibrio? I consumator­i rischiano di ridurre gli acquisti o di scegliere solo prodotti lowcost. Così ci perde il made in Italy?

«La vera sfida è questa, ma mi faccia dire che in questi anni la reputazion­e ha giocato un ruolo determinan­te. Il consumator­e, percepito come ondivago ed infedele, è invece conservato­re quando comprende che c’è del valore aggiunto sugli scaffali. L’esempio di Mutti è calzante: siamo leader per quota di mercato in Italia con un pomodoro al 100% italiano. Abbiamo accorciato la filiera costruendo un legame sempre più stretto col mondo agricolo. Abbiamo deciso di investire oltre 1o5 milioni nei prossimi tre anni, come recentemen­te approvato dalla Commission­e Ue. Rinnovando i processi produttivi in fabbrica. Per la prima volta la quota dei volumi di vendita nei mercati esteri ha superato quella in Italia. Stiamo crescendo in Europa. In Germania, mercato in cui l’azienda ha aperto la sua quinta filiale, Mutti è la seconda marca. E poi cresciamo in Australia e Stati Uniti».

Si parla di «friend-shoring»: la globalizza­zione solo tra Paesi amici?

«Presto per dirlo. Certo che quello che è successo era imprevedib­ile. Ma occorre intervenir­e altrimenti ripartire da zero poi diventa impossibil­e».

"L’approccio dirigista Vorrei che lo Stato intervenis­se il meno possibile ma ora siamo davanti a fattori esogeni

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