«Ridateci Medvedchuk» Rispunta l’oligarca amico di Putin
KIEV Non ha mai rinnegato le sue origini siberiane. E nemmeno il fatto che in Siberia, ai tempi dell’Urss, ci facesse finire i perseguitati politici. E men che meno la sua visione Putin-centrica, mai venuta meno: quando nacque la figliola Daria, chiamò l’amico Vladimir Vladimirovic a far da padrino. Qualche settimana fa, a vedere la sua foto scarmigliata e l’aria provata da fuggiasco, molti ucraini hanno faticato a riconoscerlo: Viktor Medvedchuk aveva approfittato dell’invasione del 24 febbraio per scappare di prigione, ma era stato riacciuffato prima che potesse raggiungere la Russia. Zelensky l’aveva fatto risbattere in galera, preziosa carta da giocare in un negoziato col Cremlino. E ieri puntualmente un deputato russo lo ha chiesto indietro, salvo ripensarci due ore dopo.
Ma perché conta tanto, questo Medvedchuk? Potentissimo che a Kiev controllava partiti e tv, già capo di gabinetto del presidente ucraino Kuchma, fino a poco tempo fa il sessantasettenne oligarca filorusso era quasi un intoccabile. Che pubblicamente si vantava d’ospitare sugli yacht il suo padrino speciale: «Da vent’anni facciamo le vacanze insieme — raccontava —, Putin una volta s’è presentato nella mia villa in Crimea con un orsacchiotto e un mazzo di fiori per Daria. Il nostro rapporto, io non lo sfrutto. Ma certo fa parte del mio arsenale politico». Avvocaticchio da quattro rubli, nei tribunali sovietici Viktor era famoso per come non si rimettesse mai alla clemenza della corte e, semmai, incitava i giudici a condannare i suoi assistiti: ne seppe qualcosa il poeta dissidente Vasyl Stus, che Medvedchuk «assistette» chiedendo una pena esemplare. Il poeta morì di stenti nel gulag Perm 36 e quando il comunismo era ormai finito, e qualcuno gliene chiese conto, l’avvocato spiegò così la sua strategia difensiva: «Stus era un agitatore. La legge sovietica era quella. E andava applicata».
Ne ha fatta di strada, Viktor: dai tribunali sovietici, è entrato nel salotto buonissimo dei 40 più ricchi del mondo, e solo dirottando petrolio russo in Europa. Poi ha fondato il primo partito filorusso d’Ucraina, Piattaforma dell’Opposizione, e nell’emergenza Covid è stato pure il primo testimonial del vaccino russo Sputnik. Nel febbraio 2021, quando Zelensky promulgò una legge che proibiva a 13 oligarchi di far politica possedendo i media, era all’impero di Medvedchuck che pensava. E alle sue tv che in Ucraina facevano da grancassa del Cremlino. L’amico di Putin finì in galera, accusato d’alto tradimento, le sue antenne vennero oscurate, i beni congelati. «È una legge antirussa», fu la reazione furiosa di Mosca: tempo qualche giorno, guarda il caso, il Cremlino mosse i primi parà sul confine ucraino. E preparò l’invasione.