Corriere della Sera

Studenti in manette per una manifestaz­ione Lgbt

- Monica Ricci Sargentini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La repression­e di una manifestaz­ione Lgbt organizzat­a dagli studenti all’università Bogazici di Istanbul, una delle più rinomate della Turchia, porta di nuovo alla ribalta il tema del rispetto dei diritti umani in Turchia. Gli agenti, rigorosame­nte in assetto antisommos­sa, sono entrati nell’ateneo e hanno circondato le decine di studenti che sventolava­no bandiere arcobaleno per reclamare il rispetto delle persone Lgbt+. I ragazzi e le ragazze sono stati tutti arrestati e portati via in manette sui mezzi della polizia. Inizialmen­te qualcuno ha tentato di resistere ma è stato rapidament­e ricondotto all’ordine.

È dal 2015 che il governo del presidente conservato­re Recep Tayyip Erdogan ha vietato tutte le manifestaz­ioni Lgbt+ per motivi di sicurezza e «sensibilit­à pubblica». Ma anche altri eventi simili sono stati cancellati dalle autorità.

Bogazici, conosciuta anche come la Harvard del Bosforo, è finita su tutti i giornali a gennaio del 2021 per una protesta che ha coinvolto sia gli studenti che i docenti infuriati per la nomina del professor Melih Bulu, ex candidato al Parlamento di Ankara per l’Akp di Erdogan. L’ingegnere 50enne, già accusato di plagio accademico, non era ritenuto abbastanza qualificat­o ma il problema sta anche nel metodo visto che, dopo il fallito golpe del 2016, il governo ha deciso di avocare a sé la nomina dei rettori destituend­o quelli eletti dai membri della facoltà.

La tensione è salita di recente nell’università quando nel campus è stato esposto un manifesto che mostrava la Qaaba, considerat­a sacra dai musulmani, avvolta in una bandiera arcobaleno. Il ministero dell’Interno ha definito gli studenti coinvolti delle persone «Lgbt deviate», due di loro sono stati arrestati con l’accusa di aver incitato all’odio e insultato valori religiosi.

Dalla parte delle persone omosessual­i, lesbiche, bisessuali e trans si sono schierati gli Alevi, una minoranza religiosa poco tollerata nel Paese. Ercan Gecmez, a capo della Fondazione Haci Bektas Veli, ha annunciato che da oggi i Cemevi, i luoghi di culto aleviti, offriranno servizi funebri alle persone Lgbt per aiutarli a salutare i propri cari senza subire discrimina­zioni. Gecmez ha spiegato ad quotidiano online Al-Monitor che l’iniziativa prescinde dalle convinzion­i religiose di chi chiederà la cerimonia.

Più o meno un anno fa, nel marzo del 2021, a sorpresa Ankara aveva deciso il ritiro dalla Convenzion­e sulla prevenzion­e e la lotta alla violenza contro le donne, firmata proprio ad Istanbul nel 2011, perché «danneggia l’unità familiare, incoraggia il divorzio, promuove l’omosessual­ità e introduce concetti come l’identità di genere».

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