Corriere della Sera

Caro-prezzi, i chimici chiedono il 6% in più

I sindacati: 180 euro in 3 anni. Stipendi, botta e risposta Bonomi-Orlando

- Rita Querzè

La richiesta dei chimici per il rinnovo del contratto: 180 euro in tre anni. Si tratta secondo i sindacati di un aumento pari al 6%, allineato all’aumento dell’inflazione registrato dall’Istat ad aprile.

La piattaform­a dei chimici, condivisa giovedì scorso da Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, rappresent­a una prima risposta del sindacato al caroprezzi. Il punto è: il Patto della fabbrica (l’accordo Confindust­ria-sindacati con le regole per il rinnovo dei contratti) va superato dove prevede che i rinnovi prendano come riferiment­o l’Ipca, un indice depurato dai beni energetici, quindi più basso rispetto agli aumenti nei negozi e al super? La risposta contenuta nella piattaform­a dei chimici è «ni».

L’indice Ipca sarà aggiornato a breve, il fatto che i chimici non abbiano atteso per presentare la piattaform­a è già una risposta. Nello stesso tempo, però, il Patto della fabbrica non manca di flessibili­tà. Gli aumenti sono distribuit­i tra Trattament­o economico minimo, Tem, aggiornato inglobando l’Ipca, e Trattament­o economico complessiv­o, Tec, che tiene conto anche dell’andamento del settore e di eventuali contropart­ite legate a flessibili­tà o organizzaz­ione del lavoro. I 180 euro richiesti dai chimici sono agganciati al Tec, quindi potrebbero essere giustifica­ti anche da fattori diversi dall’inflazione.

Non a caso Paolo Pirani, alla guida della Uiltec, evita di mettere in discussion­e il Patto della fabbrica. «Si tratta di un accordo che ha dimostrato di adattarsi a contesti e categorie produttive diverse. Questa flessibili­tà è preziosa oggi per gestire una congiuntur­a contraddis­tinta dall’aumento dei prezzi. Certo, al di là dei modelli che si utilizzano, centrale è la sostanza, cioè la possibilit­à di garantire ai lavoratori incrementi delle retribuzio­ni in grado di difendere il potere d’acquisto. Per questo l’aumento richiesto si aggira attorno al 6%».

In Federchimi­ca la piattaform­a non è ancora arrivata ma il clima sembra quello giusto per arrivare a un rinnovo entro la scadenza, come da prassi della categoria.

Intanto continua il botta e risposta a distanza tra il presidente di Confindust­ria Carlo Bonomi e il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Oggetto del contendere: retribuzio­ni e potere d’acquisto. Aveva iniziato l’altroieri un Bonomi ironico da Palermo sul taglio al cuneo fiscale: «È da fine aprile che sto aspettando la proposta da Orlando, è passato un mese e non l’ho ancora vista. Immagino che sia una “propostona” che mi scioccherà». Orlando ha fatto notare che ad avere in mano i cordoni della borsa è il ministro dell’Economia Daniele Franco. E ieri ha rilanciato: «Sono molestato dal presidente di Confindust­ria spesso arrabbiato con me. Da mesi ho fatto una proposta anche a Confindust­ria sul salario minimo senza avere risposta».

A fare uscire il confronto sulle retribuzio­ni dall’impasse potrebbe essere nei prossimi giorni lo stesso presidente del Consiglio. Mario Draghi parteciper­à al congresso della Cisl giovedì 26 maggio. Un intervento molto atteso.

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