Camilla Läckberg: volevo fare la poliziotta
TORINO «Tutto ciò che è legato al crimine mi ha sempre interessata fin da piccola. Ma devono essere crimini che riguardano le relazioni tra le persone, i drammi famigliari, i rapporti umani. Insomma, le rapine in banca non mi interessano, i crimini di strada non mi affascinano. Nella mia vita se non avessi fatto la scrittrice avrei fatto la poliziotta, e penso che sarei stata anche brava». A dirlo, la svedese Camilla Läckberg, che con Henrik Fexeus ha presentato al Salone Il codice dell’illusionista (traduzione di Alessandra Albertari e Laura Cangemi, Marsilio), primo episodio di una nuova trilogia scritta a quattro mani con uno dei massimi esperti di comunicazione non verbale. «Questo è un trittico — ha spiegato — e ogni libro ha una storia che inizia e finisce, però c’è anche una storia più ampia che intreccia i tre volumi dove abbiamo nascosto tantissime cose. Sono cose che si capiranno solo alla fine del terzo libro e i lettori sicuramente torneranno a rileggere il primo. È il nostro obiettivo». «Con Camilla — ha detto Fexeus — siamo amici da 13 anni le nostre famiglie si frequentano spesso. Nel 2019 in vacanza, ho capito che volevo raccontare una storia. Ne ho parlato con lei, abbiamo capito che la storia non era né mia né sua ma nostra». «Siamo due persone che odiano scrivere con altri — ha proseguito Läckberg — e abbiamo passato quattro mesi a pensare se potevamo scrivere insieme senza rovinare l’amicizia. Abbiamo grande stima l’una dell’altra, ci siamo divertiti tantissimo a scrivere questo libro, siamo andati in posti assurdi, abbiamo riso e pianto con i nostri personaggi».