Dall’arte al tennis La città come nodo di una rete europea
La rinnovata effervescenza di Torino non è estemporanea, né sporadica. È il frutto di un lungo lavoro volto a riposizionare Torino sulla mappa dell’Italia. Era sparita da circa un decennio: non dalle Olimpiadi del 2006, ma dalle celebrazioni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Dal 2011, di tutte le caratteristiche di cui Torino veniva di solito descritta ne rimase solo una: la città più indebitata d’Italia. Caratteristica che coincideva tra l’altro con la crisi della Fiat, il momento nero del Salone del Libro pronto a trasferirsi a Milano, la fuga verso altri lidi di molti dei principali attori della città. Poi, poco a poco, tutto è ripreso e lungo nuove direttrici. Le Atp Finals di tennis e Artissima a novembre, L’Eurovision la settimana scorsa, le Gallerie d’Italia a Palazzo Turinetti in Piazza San Carlo e il Salone del Libro più bello che mai questa settimana, il Festival internazionale dell’Economia la prossima. Tutto a un tratto, la città si riaccende e torna al centro dell’Italia. C’è, a Torino, una stucchevole ricerca di una definizione che sappia restituirle l’identità. Solo nelle ultime settimane è stata definita via via la capitale della musica, dell’auto, dell’aerospazio, della fotografia, del cinema, del gusto, del tennis, anzi: dello sport in generale, vista anche la splendida tappa del Giro d’Italia e l’organizzazione della finale di Champions League femminile di ieri. Come se avesse bisogno delle stellette sulla giacca per potersi fare riconoscere. In realtà, Torino è tutto e niente di tutto questo insieme. Non ha più senso rivendicare una primazia in campi dove il sapere è diffuso e la competizione è globale. Però emerge sempre più come un nodo decisivo di una rete europea. Il museo non si limita a occupare il piano nobile del palazzo, come ci si sarebbe aspettati. La nuova scala che parte nel chiostro scava il terreno per entrare nello spazio che un tempo era quello del caveau, tenendo insieme il massimo dell’innovazione senza cancellare la storia. Portare la cultura nella piazza centrale della città è «un circolo virtuoso per tutti perché produce valori, e nello stesso tempo muove le idee e l’economia», per dirla con il direttore delle Gallerie, Michele Coppola. Ecco, in questa città dove le idee e la cultura non mancano, spetta ora all’economia approfittare di questo nuovo clima. Torino resta la città che ha numeri economici più simili a una città del sud che del nord. Eppure c’è musica, arte, cinema, sport, libri, fotografie. La nuova identità di Torino ruota attorno alla cultura. Spetta ora agli imprenditori dotare la città di una struttura che le possa sostenere.