Corriere della Sera

Grigliata e giorni di riposo Inzaghi non cambia le regole «Vediamo come va a finire»

- Guido De Carolis

MILANO Libertà. Di credere fino in fondo in uno scudetto sulla carta impossibil­e. Simone Inzaghi non ha mai smesso di inseguire il sogno, è stato il primo a coltivarlo da quando è arrivato all’Inter la scorsa estate, è l’ultimo ad arrendersi. «La squadra ha fatto una settimana come le altre, sappiamo che ci sono questi ultimi 90 minuti da giocare alla grande contro la Samp per non avere rimpianti, sapendo che non dipende da noi, ma dobbiamo fare 84 punti e poi vedremo quel che accadrà».

Una settimana come le altre in casa Inter, ma poi non tanto. Libertà è stata la parola chiave della stagione. A ogni intervista i giocatori rispondeva­no di sentirsi più liberi con Inzaghi rispetto a Conte, nel modo di giocare e vivere l’approccio alle partite. Il tecnico non è mai stato un generale, ci ha sempre tenuto a rimarcare che si può vincere anche senza usare il pugno duro. La sua avventura nerazzurra l’ha impostata così, nel segno del dialogo. «Il paragone con Conte mi dà poco fastidio. Normale ci sia, ma non gli do peso. Il campo deve dare i giudizi. È una grandissim­a annata, indipenden­temente da cosa succederà. La serata di gennaio per la Supercoppa e la vittoria della Coppa Italia fanno venire la pelle d’oca».

La settimana dell’ultima fatica non è stata diversa, due giorni di riposo, una grigliata ad Appiano, il discorso alla squadra: credeteci, ci sono già passato quando ero alla Lazio, ci davano tutti per spacciati e poi ci fu Perugia. La sintesi delle parole di un allenatore nato per dialogare.

Gli resta l’ultimo grande salto da compiere: lo scudetto. Ha vinto coppe, il titolo però ti fa entrare in un circolo ristretto. Sarebbe uno choc e una svolta conquistar­lo all’ultima giornata, nel modo più inatteso, il 22 maggio la data del Triplete di Mourinho.

A Inzaghi manca solo lo scudetto per dirsi davvero un vincente. «Come immagine della stagione sceglierei una foto a colori, non in bianco e nero come pensavano tutti all’inizio. Abbiamo vinto coppe, espresso gioco, siamo tornati agli ottavi di Champions. Ci stiamo giocando lo scudetto all’ultima giornata. So come eravamo partiti e quali erano gli obiettivi, sapevamo che l’anno non era semplice».

Lo ha vissuto intensamen­te, a suo modo. Con il vice Farris, fido scudiero, sempre al fianco, un po’ l’ha milanesizz­ato dopo i 21 anni passati a Roma con la Lazio. La moglie Gaia Lucariello, i figli più piccoli Lorenzo e Andrea (l’altro è Tommaso), sempre con lui al Parco Sempione, nei giorni di riposo. L’appartamen­to in centro, in Corso Garibaldi a Brera, gli amici di una vita, tra cui l’ex laziale e milanista Oddo. La vigilia della partita scudetto è così simile al suo avversario Stefano Pioli, un altro senza scudetti sul petto.

Inzaghi è stato una rivelazion­e per l’Inter, la capacità di prendere una squadra orfana di due campioni come Hakimi e Lukaku, cui si è aggiunto l’addio di Eriksen, l’ha rimodellat­a nel gioco e nelle abitudini. Il presidente Steven Zhang ne ha apprezzato il carattere senza spigoli, l’allineamen­to totale a proprietà e dirigenza. Gli è stato sempre vicino, anche ieri ad Appiano dove si è presentato per non far mancare il suo appoggio. L’Inter ripartirà da Inzaghi. La prossima settimana il primo rinnovo sarà il suo, insieme fino al 2024. Poi verranno gli altri, Handanovic e un ultimo tentativo si farà per Perisic: «Spero nella fumata bianca».

L’attesa di Inzaghi è tutta per vedere come va a finire. «Siamo andati oltre le aspettativ­e, c’è ancora l’ultimo momento e voglio viverlo nel migliore dei modi». Con la libertà di crederci.

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(Getty Images) Duellanti Stefano Pioli, 56 anni e Simone Inzaghi, 46 anni

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