Corriere della Sera

Charles pezzo unico Dall’errore esce più forte

- Di Giorgio Terruzzi

«Per fare qualcosa di importante in questo sport bisogna saper sguazzare al limite del disastro». La frase di Stirling Moss, campione degli anni 50, vale ritratto esatto di Charles Leclerc. Un pilota che fila su un crinale sottilissi­mo, a costo di sbagliare, consapevol­e di avere nervi saldi al punto di ricavare dall’errore un grano di sapienza, di velocità in più. Con il cuore in gola siamo noi, mentre gli stiamo dietro. Non lui. In pole con margine a Barcellona, dopo un testacoda che l’ha inchiodato a un estremo tentativo. Preceduto da una prestazion­e mostruosa con gomme usate che ha permesso di risparmiar­e un set di morbide provvidenz­iale. In forma, in palla sempre, con un rigore applicato al suo vivere, adottato nel momento in cui ha compreso di poter cogliere la grande occasione. E qui veniamo all’altra metà del firmamento rosso. Questa Ferrari vale il suo fantino, efficiente su ogni pista. Leclerc è stato il più rapido in ogni sessione, le novità aerodinami­che hanno già cominciato a funzionare, nel terzo settore la F1-75 e Charles combinano cose inarrivabi­li per chiunque, Verstappen compreso. Avrà un solo rettilineo per provare a vincere ancora, dentro una corsa che resta un rebus sul tema consumi gomme. Max e la Red Bull sono dati favoriti, in Spagna, nel Mondiale, ma battere Leclerc e la Ferrari sarà, nella migliore delle ipotesi, una faticaccia, dati scarti tecnici giocati sui dettagli. Intanto, Verstappen sembra perdere il confronto, non soltanto conteggian­do le pole. Chi guida una Ferrari gode di vantaggi certi sul fronte della popolarità ma il ragazzo di Monaco possiede una grazia da immediati trasporti emotivi, abbinata a un tocco animalesco quando decide di osare. Fierezza agonistica, talvolta spietata. Più simile a Schumi o al miglior Alonso che a Villeneuve, generoso e scellerato. I suoi errori, freschi e in memoria, sembrano sacrifici necessari per afferrare una concretezz­a conseguent­e. Roba da centauro che cade e risorge. Un pezzo unico.

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