Corriere della Sera

Il mio debutto in E-bike sui tornanti di Superga Con una squadra in rosa e la marmellata in tasca

I consigli di Cunego: «Mangia, finché sei in tempo»

- di Lorenza Cerbini

Hai due polpacci come cotechini». Il compliment­o di Marco Mariotti (toscano di Grosseto e quindi maremmano doc) , meccanico del Team Enit, con cui sto per disputare la tappa del Giro-E Torino-Torino, conferma uno stato fisico «diversamen­te ideale». Fotografa, però, uno stato reale dovuto ad anni di allenament­o limitato e al Covid-19. L’appuntamen­totuttavia è allettante e nel road book del Giro-E la tappa è segnalata con tre stelle su cinque (media difficoltà), quelle successive saranno molto peggio. I chilometri sono «solo» 40, ma messi bene con un dislivello di mille metri. Per chi ama la bici, scalare i colli di Superga e della Maddalena è la ciliegina sulla torta. Tutto sta ad arrivarci per una che in carriera non ha mai brillato troppo in salita e si qualifica come «diversamen­te scalatrice».

Il Giro-E si basa su moduli anomali. Ogni team cambia i suoi componenti di tappa in tappa, un’idea di partecipaz­ione diffusa che funziona benissimo. Un’occasione per le aziende partner di invitare a pedalare manager, dipendenti o clienti. Per tanti la prima volta in una e-bike. Il ritrovo il giorno prima, conosciamo la capitana (lei il giro lo fa tutto), la triatleta Alessandra Fior, il manager del team Dario Rossino e appunto Marco. Pochi ma buoni, gente con esperienza che con un colpo di cacciavite smonta e rimonta di tutto. La sveglia è alle sette. La colazione mezz’ora dopo, un momento di ritrovo importante, ma se sbagli ad alimentart­i rischi di compromett­ere l’intera performanc­e. Il trucco? I suggerimen­ti di Cunego, che in questo Giro-E è il capitano del team Rcs. «Mangia», dice lui, «che poi avrai poco tempo». Thè, yogurth, parmigiano reggiano, prosciutto cotto e mentre lascio la sala infilo in tasca due uova sode e un panino con marmellata. L’idea risulterà vitale.

Il trasferime­nto al Valentino, cuore verde di Torino, è indolore. Lì il team si compone: c’è Maria, alta, bionda teutonica, fisicament­e in forma (ex campioness­a di nuoto); Raffaella, che di coraggio ne ha da vendere; Enza, che ha già disputato la durissima tappa di Potenza; Cristina con l’emicrania e Alessandra che corre anche per la Fondazione Airc che fa ricerca sul cancro. Scatto selfie a raffica ma mi accorgo di aver dimenticat­o in hotel il cavo per la ricarica. E se rimango senza batteria? Non disponendo di un marito, ne prendo uno in affitto. La dolce metà di Raffaella troverà un negozio di elettronic­a. Intanto, metto a punto la bici e per vendicarmi su Marco lo faccio impazzire con la sella: «Su, alzala di un altro mezzo centimetro». Siamo equipaggia­te con Olmo color rosa, il motore è un Polini che rende onore alla fama rombante dello storico marchio. Dario rassicura: «Le

Batterie e adrenalina

Nei 15 km di salita il motore elettrico offre un fruscio tranquillo. E la folla applaude

batterie durano una vita, andate a tutta». Le sperimento scalando il colle di Superga. la prima prova cronometra­ta della giornata. Bisognereb­be salire a ben più di 15 kmh, per me una follia. Guardo nel gruppo per non perdere di vista Cunego, penso cattivo: «Al limite mi attacco a lui».

Il motore elettrico aiuta, smanetto sul cambio elettronic­o (grande comodità) e ascolto il rumore della catena, fruscio tranquillo. Meglio salire di sella con un rapporto lungo per permettere al motore di esprimere tutta la sua potenza. Intorno, la folla applaude, non siamo i «pro», ma l’adrenalina è la stessa.

 ?? ?? In sella Lorenza Cerbini, autrice dell’articolo e, a destra, la triatleta Alessandra Fior, la capitana della squadra Enit, durante la tappa torinese
In sella Lorenza Cerbini, autrice dell’articolo e, a destra, la triatleta Alessandra Fior, la capitana della squadra Enit, durante la tappa torinese

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